collettivo culturale tuttomondo Antologia di Spoon River La Collina
La Collina di Edgar Lee Masters (Garnett, 1868 – Melrose Park, 1950)
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felicie?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione? *
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.
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da Antologia di Spoon River, Einaudi, 1943
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Traduzione di Fernanda Pivano
fotografia: William Willinghton, dalla mostra fotografica Spoon River, ciao di William Willinghton e Fernanda Pivano, 2006 – fair use
Vi siete mai chiesti se il paese di Spoon River con il suo piccolo cimitero sulla collina dove “tutti, tutti, dormono, dormono, dormono” esiste davvero o si tratta di un’invenzione di Edgar Lee Masters?
William Willinghton è stato a Spoon River (Illinois, Usa) e lo ha raccontato in una mostra accompagnata dai testi inediti di Fernanda Pivano, curata dal critico Roberto Mutti e composta da immagini in bianco e nero (vintage prints 55 x 70 cm), scattate nei veri luoghi descritti nelle poesie dell’ Antologia di Spoon River.
Ma non aspettatevi fotografie convenzionali.
Vi vedrete piuttosto il torbido fiume Spoon con i boschi che si affacciano sull’acqua tranquilla; i frutteti sulla strada di Siever e il negozio dove veniva venduto lo sciroppo d’acero; la piazza principale della città dove ci sono il tribunale, la banca, il municipio, un ristorante, un bar, la chiesa, la farmacia, la bottega dell’ottico e l’orologeria, ma anche il giornale cittadino, un tempo diretto dal Direttore Whedon, uno dei più grandi nemici di Masters; e poi ancora, la scuola nella valle (quella scuola che spesso i ragazzi marinavano per salire di nascosto sui treni) e gli spazi sconfinati che circondano il paese dove sorgono grandi fattorie “bianche come la neve” in cima alle colline o poderi vicino alle strade di polvere, come quello di Aaron Hatfield, sulla strada per Atterbury, dove i ragazzi andavano a raccogliere le nocciole lungo le boscaglie prima della gelata.
E infine il piccolo cimitero sulla collina, dove tutti dormono, proprio tutti, dal malato di cuore Francis Turner alla sua fidanzata Mary, dal suonatore Jones al fondatore della città Washington McNeely. Un realismo semplice ma colto, quello di Willinghton, che ci accompagna nella realtà di tutti i giorni di un paese da tutti sognato; una realtà di storie quotidiane raccontata dalla sua silenziosa macchina fotografica e nobilitata con il suo stile asciutto ed incisivo che gli permette di presentare ogni situazione nella sua essenza, senza appesantirla con significati superflui.
E tutte le immagini sono raccontate dai testi inediti di Fernanda Pivano che svela, ancora una volta, una Spoon River che solo lei conosce, come i segreti di quegli amori “reali o immaginari che stregano le anime che li accolgono nei loro sogni” o gli Indiani “che sembra di vedere spuntare all’orizzonte con i loro cavalli stregati, le loro armi magiche, la loro irruenza fatale”.
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