collettivo culturale tuttomondo Anaïs Nin (USA)
Devo essere una sirena. Non ho paura della profondità, ma ho una gran paura della vita superficiale.
I must be a mermaid. I have no fear of depths and a great fear of shallow living.
Anaïs Nin
da Le quattro stanze del cuore, Fazi Editore, 1999
from The Four-Chambered Heart, Duell, Sloan and Pearce, 1950
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immagine: whimsicalview – fair use
Anaïs Nin (Neuilly-sur-Seine 1903 – Los Angeles 1977) è stata una scrittrice statunitense .
Celebre per i suoi tempestosi rapporti d’amore (su tutti, il sodalizio erotico e letterario con Henry Miller), Anaïs Nin ha saputo affascinare uomini e donne di genio – Antonin Artaud, André Breton, Lawrence Durrell, Gore Vidal, Salvador Dalì, Pablo Picasso, Djuna Barnes – divenuti poi tutti indimenticabili personaggi del suo imponente Diario.
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Figlia del musicista J. Nin y Castellanos, dopo aver viaggiato in Europa con il padre si stabilì nel 1914 a New York con la madre. Tornò nel 1923 a Parigi, dove studiò con O. Rank e strinse amicizia con L. Durrell e H. Miller.
In questi anni cominciò a redigere il diario (The diary of Anaïs Nin, 7 voll., 1966-80; trad. it. parziale, 6 voll., 1977-81) e pubblicò D. H. Lawrence: an unprofessional study (1932; trad. it. 1988) e i romanzi House of incest (1935; trad. it. 1979) e The winter of artifice (1939; trad. it. 1951). Allo scoppio della guerra tornò negli USA dove uscirono la raccolta di racconti Under a glass bell (1944; trad. it. 1951), diversi romanzi tra cui Children of the albatross (1947) e A spy in the house of love (1954; trad. it. 1979), e alcuni saggi (Realism and reality, 1946; On writing, 1947; The novel of the future, 1968). La sua notorietà è legata in gran parte ai suoi racconti erotici su commissione, raccolti in Delta of Venus: Erotica (1977; trad. it. 1978) e Little birds (post., 1979; trad. it. 1980).
collettivo culturale tuttomondo
«Fino ad oggi inedito in Italia, Le quattro stanze del cuore è un racconto che descrive con molto realismo un singolare ménage a trois, che giocò un ruolo determinante nella vita della scritrice e che finora non è stato sempre adeguatamente valutato dai biografi».
Mirella Serri, La Stampa