collettivo culturale tuttomondo Angelica Coop (Italia)
Tristezza immensa. Giorno amaro e tetro.
Il cuor respinge della vita tutti
i richiami, se pure ve ne sono,
e ha solo sdegni privi di perdono,
immerso dell’angoscia in grigi flutti.
Di neve, un turbinio traverso il vetro.
Petali sparsi che, domani, forse,
la primavera ghermirà per darli
agli albicocchi e ai meli. O Primavera,
di sogni e di promesse messaggera,
troppo ben sai, tu, i cuori incatenarli,
nelle tue brevi e sorridenti corse!
Poi ti allontani. E con il tuo sorriso
si spegne pure la fragranza lieve,
tramonta pure la tua luce bionda.
E nelle sabbie mobili si affonda
di una tristezza senza pace, greve,
che mostra al cuore il suo disfatto viso.
Si brancola nel vuoto e ci si chiede
il perché del cammino nella vita.
Il cuore è un altro, il volto pure; allora,
perché la fiaba d’oro dell’aurora?
O tristezza, nell’ombra, alta e infinita,
a cui, purtroppo, l’animo ormai cede!
Pure, ad un tratto, sorridente ondata,
entrano i bimbi miei, per mano stretti.
O fioritura di virgulti umani,
e di purezza immensa dolci brani,
avidamente dal mio cuore letti!
La luce è qui. Dentro di me è tornata!
Giovanna coi stellanti occhi di cielo
mi guarda. Non mentì la primavera.
Io mi ritrovo nella mia bambina
e vivo la mia favola turchina.
Nel mio orizzonte non vi è più la sera,
né vi sono le tenebre ed il gelo.
Misetta parla. È tutto un volo intorno
di uccelletti canori in lieta fuga,
un zampillar nel sole d’acque pure.
Chi mai vide nel ciel nuvole oscure?
Oh, la mia fronte, che non ha una ruga!
La terra è un invidiabile soggiorno!
Ugo ed Ernesto formano catena
delle piccole braccia al collo mio.
Guardo le vene azzurre ai polsi e penso,
immersa tutta in un delirio intenso,
ch’è lo stesso mio sangue. Il sangue, o Dio,
giovane e forte, che non avvelena.
Dov’è l’inverno gelido che strazia?
Dopo una sera tetra, triste, oscura,
con sandali d’argento l’alba appare,
in veli biondi, lì, fra cielo e mare,
e se ne irradia tutta la natura.
La vita è eterna e l’animo ringrazia
Iddio che ce l’ha data per amare!
_
Angelica Coop
La Vera Primavera, 1948 – da La Vera Primavera, Wip Edizioni, 2017
Angelica Coop (Napoli, 1897-1971) è stata una poetessa e scrittrice italiana.
Angelica Coop nasce a Napoli il 5 ottobre 1897 dal musicista e compositore Ernesto Coop, allievo di Liszt, e da Donna Maria Luisa De Vito Pisciscelli. Mostra subito una sensibilità precoce ed una spiccata tendenza per gli studi letterari e per la poesia. Le sue prime composizioni poetiche, spesso pubblicate sul “Mattino” e sul “Roma” di Napoli, risalgono all’adolescenza e sono ispirate alla natura e improntate tutte ad una grande spontaneità.
Questa sua prima attività poetica viene raccolta in un volume pubblicato nel 1931 dall’editore Gaspare Casella, col titolo “Voci Lontane”, che riceve una lusinghiera recensione da parte del critico Lorenzo Giusso.
Anche le poetesse Ada Negri e Sibilla Aleramo hanno avuto parole di compiacimento per la giovine compositrice.
Una svolta decisiva nella sua vita di poetessa e di donna si ha nel 1932 quando sposa l’ingegnere Pio Grassi, al quale ha dato quattro figli, trasmettendo loro tesori inestimabili di sensibilità e poesia. Come nella prima giovinezza ella aveva volontariamente volto le spalle alla vita mondana per dedicarsi alla superiore vita dell’arte, così adesso consapevolmente fa questa ulteriore scelta, quella cioè di dedicarsi tutta ai suoi nuovi compiti di madre e moglie. Da questo momento, infatti, la sua produzione poetica rimane per lo più chiusa nei cassetti, anche se proprio a tale periodo risalgono forse le migliori composizioni.
Nel 2017 la figlia Maria Luisa Grassi e la famiglia hanno deciso di pubblicare una raccolta delle sue liriche più significative in un libro dal titolo La Vera Primavera, Wip Edizioni.
_
Tristezza immensa. Giorno amaro e tetro. Il cuor respinge della vita tutti … di Angelica Coop