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Alejandra Pizarnik (Argentina)

16/04/2018 By carlaita

colletivo culturale tuttomondo Alejandra Pizarnik silenzio

io mi sono unita al silenzio
e mi lascio fare
e mi lascio bere
e mi lascio dire
_
yo me he unido al silencio
y me dejo hacer
me dejo beber
me dejo decir
_

Alejandra Pizarnik

_
alejandra pikarnik poesia argentina latino america overdose seconal silenzio bellezza amore cctm marina de marchi
_

traduzione dal web

opera di Mariana De Marchi (detail wall – Inefable – detalle muro)

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filrouge

 

Alejandra Pizarnik (Buenos Aires, 29 aprile 1936 – Buenos Aires, 25 settembre 1972) è stata una poetessa argentina.
Figlia di immigranti ebrei russi, studia Lettere e Filosofia all’Università di Buenos Aires. In seguito, studia pittura con Juan Batlle Planas.
Dal 1960 al 1964 lavora a Parigi per la rivista Cuadernos e per varie case editrici. Traduce anche autori come Antonin Artaud, Aimé Césaire, Yves Bonnefoy ed altri. Nel frattempo studia storia delle religioni all’Università della Sorbona.
I suoi principali lavori risalgono al periodo in cui torna a vivere a Buenos Aires. Sono di questo periodo, infatti, I lavori e le notti, Estrazione della pietra della pazzia e L’inferno musicale.

Nel 1969 esce La contessa crudele (o sanguinaria), testo in prosa. Lo stesso anno riceve una borsa di studi Guggenheim;dopo due anni vince quella Fullbright.
Muore suicida il 25 settembre 1972, per un’overdose di seconal. Dopo la sua morte, lo scrittore argentino Julio Cortázar le dedicò la poesia Aquí Alejandra. (fonte Wikipedia)

cctm.website

colletivo culturale tuttomondo Alejandra Pizarnik silenzio

 
 

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A una mia poesia Nel migliore dei casi, poesia, s A una mia poesia

Nel migliore dei casi,
poesia, sarai letta attentamente,
commentata e ricordata.

Nel peggiore
sarai soltanto letta.

Terza eventualità:
verrai sì scritta,
ma subito buttata nel cestino.

Potrai approfittare di una quarta soluzione:
scomparirai non scritta,
borbottando qualcosa soddisfatta.
Wisława Szymborska
Leggi, sono questi i nomi delle cose che lasciasti Leggi, sono questi i nomi delle cose che
lasciasti – me, libri, il tuo profumo
sparso per la stanza; sogni una metà e dolori il doppio, baci per
tutto il corpo come tagli profondi
che non si rimargineranno mai; e libri, nostalgia,
la chiave di una casa che non è mai stata la
nostra, una vestaglia di flanella blu che
indosso, quando faccio questo elenco:

libri, risa che non riesco a mettere in ordine,
e rabbia – un vaso di orchidee che
amavi tanto senza che io sapessi perché e
che forse per questo non tornai ad innaffiare; e
libri, il letto disfatto per tanti giorni,

una lettera sul tuo cuscino e tanta
afflizione, tanta solitudine; e in un cassetto
due biglietti per un film d'amore che
non hai visto con me, e altri libri, e anche
una camicia sbiadita con la quale dormo
di notte per stare più vicino a te; e, da

tutte le parti, libri, tanti libri, tante
parole che mai mi hai detto prima della
lettera che scrivesti quella mattina, e io,
io che ancora credo che tornerai, che
ritorni, sia pure solo per i tuoi libri.

Maria do Rosario Pedreira

fotografía de Jane & Louise Wilson
Mi chiamo Narciso, molto piacere … https://cctm. Mi chiamo Narciso, molto piacere … https://cctm.website/mi-chiamo-narciso 
#paolatafuro #narcisista #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #amore
… Pioniere della Land Art, Uriburu era noto in p … Pioniere della Land Art, Uriburu era noto in particolare per aver colorato le acque del Canal Grande di Venezia … https://cctm.website/nicolas-garcia-uriburu-argentina
#nicolasgarciauriburu #venezia #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #verde #anoipiaceleggere #leggere
Se posi piano mano e bocca, ascoltandomi, odo i Se posi piano 
mano e bocca, 
ascoltandomi,

odo il canto
del tuo silenzio
percorrermi,
mio infinito…

Senza sosta baciandomi 
le tue parole aprono varchi 
e varchi ed è come 
il mare questa distesa
che tu con me,
amando crei.
Valentina Picco

ph Valentina Picco
L'ecologia dei sentimenti. Non so dove mettere i L'ecologia dei sentimenti. 

Non so dove mettere i tanti rifiuti
I “NO” quelli secchi ne ho dati, ne ho avuti
Ma i “forse” a smaltirli si fa complicata
La falsa speranza: nell’indifferenziata.

Le bottiglie di rabbia, i flaconi di bile,
La faccia posticcia di chi è pavido e vile
Le rose di nylon che non fioriranno:
La plastica è il posto dove se ne vanno.

Li butto nel vetro i sogni che ho infranto?
I mille frammenti a seguire lo schianto
Oppure nell’umido, il buonsenso risponde
A infrangersi è il vetro, ma anche le onde.

E vanno in frantumi ad ogni scogliera
Li incolla la schiuma, il mare li avvera
Così si riformano i sogni ogni giorno
Un eterno riciclo, l’eterno ritorno.

Invece le lettere? Nella carta, mi pare
Io non ci credevo, ma l’amore va a male
Le ho scritte pensando non c’è una scadenza
Ho un plico di posta rimasto in giacenza

Il destinatario le rimanda al mittente
Se manca chi legge non servono a niente?
E invece le tengo, mi ci incarto il futuro
Il passato è passato e io non l’abiuro.

I giudizi pesanti nel mio armadio ammassati
Via nel cassonetto degli abiti usati
ci butto il maglione che avevi scordato
c’ho pulito anche il cesso, ma t’ho perdonato.

Rassetto le stanze di questa mia vita
Per qualcosa di nuovo, dell’aria pulita
E butto i rapporti scaduti e scadenti
È l’ecologia, dei miei sentimenti.
Enrica Tesio

ph Annika von Hausswolff, Woman with Bags, 2006
Vanno sulle strade minuziosamente, vanno pensieros Vanno sulle strade minuziosamente, vanno pensierosi per qualcosa che non è più, vanno ridendo in un modo dimenticato, come loro solo sapevano.
Hanno fame di un cielo che non deve piovere, segnare le scarpe, scappare in mezzo agli occhi senza smettere.
La voce per raccontare un bel sole
quando hanno paura di non poter vedere come si veniva a cercarsi così lontano, come si sentiva la strada a piedi, i sassi cos’erano. È una luce di posti dove sono stato.
Ci possono essere dei fiori, donne che si vanno a trovare, su antiche strade le ortensie dei loro cortili con le quali si confondono.
Si può stare male per un profumo ancora tutto da spiegare.

Mario Benedetti

foto Marta Bevacqua
Ci sono vari modi per prendersi cura di una person Ci sono vari modi per prendersi cura di una persona. Le puoi chiedere se ha mangiato, se è coperta abbastanza, se ha dormito. Oppure, puoi domandarle, se è felice, se ha pianto, se ha ancora il cuore spezzato e ha bisogno d'aiuto. Sono sempre solo parole, ma le prime accudiscono il corpo, le seconde nutrono l'anima.

Paola Felice
Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, ma io non volli seguirlo. Avevo imparato a risconoscere in lui un nemico e poi ero così debole e confusa che a casa non avrei potuto far nulla.
E quella dissero che era stata una mia seconda scelta, scelta che pagai con dieci anni di coercitiva punizione. Il manicomio era sempre saturo di fortissimi odori. Molta gente addirittura orinava e defecava per terra. Dappertutto era il finimondo. Gente che si strappava i capelli, gente che si lacerava le vesti o che cantava sconce canzoni.
Noi sole, io e la Z., sedevamo su di una pancaccia bassa, con le mani raccolte in grembo, gli occhi fissi e rassegnati e in cuore una folle paura di diventare come quelle là.
In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l'anticamera, dove ci preparavano per il triste evento.
Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L'attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra.
Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all'elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l'atroce ricordo.

Alda Merini
Tu sei una cavalla che corre da sola e lui tenta d Tu sei una cavalla che corre da sola
e lui tenta di domarti
ti paragona ad un’impossibile strada maestra
dice che lo stai accecando
che non potrebbe mai lasciarti
dimenticarti
volere null’altro che te
gli dai le vertigini, sei insostenibile
ogni donna prima o dopo di te
si scioglie nell’acqua del tuo nome
tu riempi la sua bocca
i denti gli dolgono dal ricordo del gusto
il suo corpo solo un’ombra lunga che segue il tuo
ma tu sei sempre troppo intensa
spaventandolo nel modo in cui lo vuoi
senza vergogna e come in un’offerta propiziatoria
lui dice che nessun uomo può diventare
quello che vive nella tua testa
e tu hai tentato di cambiare, non è vero?
hai chiuso di più la bocca
tentato di essere più tenera
più carina
meno incostante, meno conscia
ma persino quando dormi puoi sentirlo
viaggiare lontano da te nei suoi sogni
perciò che vuoi fare, amore,
aprirgli la testa?
non puoi fare case degli esseri umani
qualcuno deve avertelo già detto
e se lui vuole andarsene
allora lascialo andare
tu sei terribile
e strana e bellissima:
qualcosa che non tutti sanno come amare

Warsan Shire

foto Sandra Lazzarini
Chandra Livia Candiani Tenerezza … https://cctm Chandra Livia Candiani Tenerezza …  https://cctm.website/chandra-livia-candiani-tenerezza
#chandraliviacandiani #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #tenerezza
I gattini nascono con gli occhi chiusi. Li aprono I gattini nascono con gli occhi chiusi.

Li aprono dopo circa sei giorni, danno un’occhiata in giro … https://cctm.website/stephen-baker-usa
#stephenbaker #gatti #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere
La passione non è cieca, è visionaria. Marie-H La passione non è cieca, è visionaria. 

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal

foto Geof Kern
E venne il giorno in cui il rischio di rimanere ch E venne il giorno
in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo
divenne più doloroso del rischio di sbocciare.

(Anaïs Nin)

Illustrazione Catrin Welz-Stein
Le foglie lo sai, cadono anche in primavera e noi Le foglie lo sai,
cadono anche in primavera e noi
- distratti dal tempo dei fiori -
lasciamo entri dalle pupille
una fragilità che ci riempie 
la bocca.
Annalisa Mercurio 

illustrazione Christian Schole
Qui si sogna Sappiate che qui si sogna. Nel bene Qui si sogna 

Sappiate che qui si sogna.
Nel bene o nel male, si sogna.
Per invidia o compassione, si sogna.
Se anche non restasse che questo,
qui, si sogna.

(Sepan que aquí se sueña.
Para bien o para mal, se sueña.
Para envidia o compasión, se sueña.
Que aunque la cosa no quede en más que eso,
aquí, se sueña.)

Txema Anguera

traduzione dcn 

Illustrazione Limeunhee
Salvatore Ferragamo, Sandalo, 1938 – dalla colle Salvatore Ferragamo, Sandalo, 1938 – dalla collezione del  Museo Salvatore Ferragamo … https://cctm.website/salvatore-ferragamo-italia-6
#ferragamo #cctmwebsite #linkinbio ##altamoda #anoipiaceleggere #leggere #firenze
Guida per riconoscere uno psicopatico … https:// Guida per riconoscere uno psicopatico … https://cctm.website/guida-per-riconoscere-uno-psicopatico 
#autodifesa #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #psicopatico #narcisista
Chiudo gli occhi Mi scosto di un passo Sono altro. Chiudo gli occhi
Mi scosto di un passo
Sono altro. Sono altrove

Alda Merini
L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza. La visione può essere simmetrica lineare o parallela in perfetto affiancamento con l’orizzonte. Ma può essere anche asimmetrica, sghemba, capricciosa, non importa, perché la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli non c’è dubbio 
[...] 
Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.

Patrizio Barbaro

illustrazione collage digitale AtelierD
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