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Alda Merini La Volpe e il Sipario

21/04/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Alda Merini La Volpe e il Sipario
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La notte è sofferenza estrema
se tu non sei qui a mettere i semi
della eterna adolescenza
nel mio incantesimo,
nel mio corpo disfatto
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Alda Merini

frammento da La volpe e il sipario, Girardi, 1997
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Opera: Mark Tennant

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Alda Merini, La volpe e il sipario, Girardi, 1997

La prima edizione di questa antologia poetica di Alda Merini risale al 1997, uscita per Girardi in elegante veste tipografica in sole 333 copie fuori commercio e con le illustrazioni di Gianni Cesari al quale lei aveva dettato le poesie al telefono durante la primavera-estate 1995.

“Non c’era, in queste mie telefonate a Cesari, nessuna idea di pubblicazione né alcuna ambizione tranne quella dell’amore, che è sommamente ambizioso”.

Nel 2004 Rizzoli pubblica una edizione ampliata e illustrata stavolta dal raffinatissimo editore, aforista e illustratore, grande amico della Merini, Alberto Casiraghi.

Le tematiche sono quelle a lei care, ovvero l’urgenza di dire l’amore e la felicità (impossibile? Inseguita soltanto?) ma anche il dolore che ne è connaturato, di raccontare il bisogno d’amore che è come una fame insaziabile, forza vitale e dirompente.

Lei, Alda, come una volpe esile ma forte sul sipario della quotidianità, come dice Simone Bandirali nella postfazione alla prima edizione. Medico e scrittore, Bandirali ci tiene a ribadire un concetto a lui caro: Alda Merini non è la sua malattia, la sua poesia non è il suo disagio mentale, che certo ha arricchito la sua ispirazione ma non coincide con essa che, invece, – aggiunge mirabilmente – risiede in quella “linea d’ombra e di luce […] dove ogni uomo depone la sua intima solitudine e ancor di più il poeta”.

Questa raccolta rappresenta uno dei momenti più alti della poetica della Merini, come è stata definita è “opera matura e nuda poesia d’amore”, perché per lei l’amore è l’unica forza vera della vita, l’unica anzi che valga la vita, anche quando fa male; per lei, nonostante tutto, sembra profondamente vera e priva di retorica la celebre locuzione virgiliana Omnia vincit amor.

Per questi scritti Merini utilizza il prosimetro, nel quale prosa e versi si alternano, stile antico che risale alle satire menippee ma che nel tempo si è arricchito di contenuti filosofici, religiosi e poetici per cadere poi in disuso in età moderna nonostante abbia alcuni illustri esempi in Dino Campana e J.R.R Tolkien.

È utilizzato spesso dalla poetessa probabilmente perché svela anche nella forma la contraddittorietà della sua poesia, “scissa tra un verso perfetto e l’imperfezione necessaria della prosa” – come scrive Benedetta Centovalli – perché nei suoi versi “inferno e felicità coesistono in una miscela esplosiva” e c’è un “eccezionale sistema metaforico che lavora su opposti inconciliabili”.

Alcuni dei versi più belli e noti di Alda Merini si trovano tra le pagine di questa piccola antologia, consigliata dunque a chiunque la ami da sempre ma anche a chi voglia avvicinarsi a lei per la prima volta. O si odia o si ama. Alda, “uno strappo che è largo come il cuore”. (by Mangialibri)

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