cctm collettivo culturale tuttomondo Alessandro Baricco Castelli di rabbia
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Perché c’era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile. Così era difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano,e com’erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il cervello a cercar di dare un senso a certi loro gesti.
E ci si poteva chiedere perché per anni e anni.
L’unica cosa che spesso risultava evidente, anzi quasi sempre, e forse per sempre, l’unica cosa era che in quel che facevano e in quello che dicevano e in quello che erano c’era qualcosa – per così dire – di bello.
Non ci si capiva quasi niente, ma almeno quello lo si capiva.
Alessandro Baricco
da Castelli di rabbia, Rizzoli, 1991
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foto Ashley Carlton – fair use
Jun e Dean Rail vivono a Quinnipak, città immaginaria in qualche angolo dell’Europa dell’Ottocento. Vicino alla grande casa in cui abitano, sorge una fabbrica di vetro, di loro proprietà, nella quale lavora Andersson, un vecchio ed esperto amico. Il sig. Rail ha l’abitudine di partire per lunghi viaggi durante i quali fa perdere le proprie tracce, annunciando il proprio rientro con l’invio di un misterioso pacco alla moglie. Ed è infatti solo quando riceve questa scatola colorata che Jun apprende che il marito sta tornando, anche se questa volta Dean porta con sé una ‘sorpresa speciale’, un meraviglioso bambino avuto da una bellissima donna di colore …
Scritto nel 1991, Castelli di rabbia segna l’esordio di Alessandro Baricco. Lo stile inconfondibile dell’autore interpreta con un lessico ricercato immagini favolose che descrivono luoghi, personaggi emozioni in una concentrazione crescente di intelligenti metafore. Il romanzo scorre tra fotogrammi che richiamano la struttura cinematografica, componendo una colonna sonora delicata e originale per culminare nell’incontro di due bande musicali che intersecano le loro melodie nel centro della città. Baricco è un narratore – lui stesso ama definirsi tale – e in Castelli di Rabbia inventa fantasie linguistiche con le quali filosofeggia sulla lettura, sul destino, sul progresso, sugli errori che non sono tali se significano vita… Il romanzo vinse nell’anno di uscita premi prestigiosi come il Premio Campiello ed è stato successivamente tradotto in varie lingue.
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