collettivo culturale tuttomondo Tina Modotti flowers
foto: Tina Modotti, Flowers circa 1925
«Sempre, quando le parole “arte” e “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo… Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente perché io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni.»
«Siempre que se emplean las palabras “arte” o “artístico” en relación a mi trabajo fotográfico recibo una impresión desagradable, debida seguramente al mal uso y abuso que se hace de ellas. Me considero una fotógrafa y nada más, y si mis fotografías se diferencian de lo generalmente producido en este campo, es que yo precisamente trato de producir no arte, sino fotografías honradas, sin trucos ni manipulaciones.»
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Tina Modotti
Tina Modotti nacque a Udine nel 1896 da una famiglia piuttosto povera (il padre era meccanico, la madre sarta), a 12 anni aveva iniziato a lavorare, a 16 emigrò negli Stati Uniti per raggiungere il padre a San Francisco: lì iniziò a recitare a teatro e in film muti, e a posare come modella per pittori e fotografi. Nel 1918 iniziò una relazione con l’artista Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey e si trasferì con lui a Los Angeles per iniziare a lavorare nel cinema. Qui conobbe il fotografo Edward Weston: ne divenne la modella preferita e poi l’amante.
Nel 1921 il compagno Robo si trasferì in Messico; Modotti lo raggiunse, ma arrivò due giorni dopo la sua morte per vaiolo. Qualche anno più tardi aprì a Città del Messico uno studio di ritratti fotografici insieme a Weston: i due ebbero, tra le altre cose, l’incarico di fotografare il paese per il libro Idols Behind Altars della scrittrice Anita Brenner, che raccontava la storia e l’arte contemporanea del Messico. Nello stesso tempo Modotti divenne la fotografa di riferimento del movimento murale messicano, e documentò le opere di José Clemente Orozco e Diego Rivera.
Il suo stile maturò in questo periodo: fece molti esperimenti fotografando interni, nature morte e paesaggi urbani, e iniziò a ritrarre sempre più spesso contadini e operai. Il momento più importante della sua carriera fotografica arrivò nel 1929, con una retrospettiva al Museo nacional de arte di Città del Messico: era presentata come «la prima mostra fotografica rivoluzionaria in Messico».
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testo di Pino Bertelli, Tina Modotti Sulla fotografia sovversiva