cctm collettivo culturale tuttomondo Stéphane Mallarmé (Francia)
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Consigliami, o mio sogno, cosa fare?
Conseille, ô mon rêve, que faire?
Stéphane Mallarmé
frammento de La ninfea bianca, dall’ Album di versi e prose, 1887
fragment de Nénuphare blanc, dans Album de vers et de prose, 1887
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illustrazione digitale: Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD
Stéphane Mallarmé (Parigi, 1842 – Valvins, 1898) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo francese.
È considerato il maestro del simbolismo francese, un movimento letterario che si concentrava sull’uso del linguaggio poetico per evocare immagini e suggestioni piuttosto che descrivere la realtà in modo realistico.
Sognatore e solitario, scopre e si entusiasma per Baudelaire nel 1861 e inizia allora la sua carriera di poeta.
Nel 1866, Il “Parnasse contemporain” gli pubblica una decina di poesie e nello stesso anno comincia il poema Erodiade al quale può dedicare solo poco tempo a causa dei trasferimenti che lo destinano prima a Besançon, poi ad Avignone.
Nel 1867 inizia il racconto Igitur, o la follia di Elbehnon che lo impone tra gli amici come il teorico della poesia simbolista, di cui è anche uno degli esponenti più lucidi. Ottenuto finalmente il trasferimento a Parigi (1871), i “martedì letterari” di casa Mallarmé influiscono notevolmente sulla formazione dei letterati della nuova generazione. Nel 1876 pubblica il poemetto Il meriggio di un fauno che lascia la critica benpensante sconcertata e diffidente. Nel 1897 esce Un colpo di dadi non abolirà mai il caso, imprevedibile nel suo aspetto formale perché rompe il sistema sintattico e ritmico tradizionale. Amareggiato per non essere riuscito a scrivere il “Libro” assoluto che si era proposto, muore nel 1898 prostrato da insonnie e abbattimenti.
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Mallarmé accorda un’importanza estrema alla lingua. I suoi versi sono pieni di termini rari o desueti che non usa generalmente con il loro senso corrente ma per i quali riprende il significato etimologico legato a quello che queste parole avevano in greco, in latino, in sanscrito e in altre lingue morte. Questo vocabolo eccentrico, la sintassi disarticolata, la disposizione stessa del testo sulla pagina non rispettano nessuna tradizione e obbligano il lettore a mettersi sulle tracce di un messaggio che ha perso ogni evidenzia, ogni caratteristica immediata.
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