cctm collettivo culturale tuttomondo Publio Papinio Stazio Il Sonno
Il Sonno di Publio Papinio Stazio (Napoli 45 ca.- 96)
Per quale colpa, giovane, placido tra gli dèi,
per quale errore, Sonno, io, solo infelice,
non merito i tuoi doni? Tace il gregge, tacciono le fiere
e gli uccelli; le cime degli alberi si curvano
esauste da un sonno fasullo; i fiumi non tracimano
e il mare riposa reclino sulla terra.
Per sette volte Febe ha guardato le mie guance
emaciate, immobili, e le stelle dell’Eta e di Pafo
mi vegliano, perfino Titania asciuga i miei lamenti
li leviga con il suo gelido scettro.
Come resistere? Non ho i mille occhi che Argo
teneva aperti a momenti interrotti.
Se qualcuno in questa lunga notte, stretto
a una ragazza, ti scaccia, Sonno, vieni da me:
non ti obbligo a stendere tutte le tue ali
su di me – così invocano i felici – toccami
con la punta più estrema del tuo bastone,
mi basterà, oppure passa leggero, sospeso su di me.
Somnus
Crimine quo merui, iuvenis placidissime divum,
quove errore miser, donis ut solus egerem,
somne, tuis? Tacet omne pecus volucresque feraeque
et simulant fessos curvata cacumina somnos,
nec trucibus fluviis idem sonus? Occidit horror
aequoris, et terris maria adclinata quiescunt.
Septima iam rediens Phoebe mihi respicit aegras
stare genas. Totidem Oetaeae Paphiaeque recursant
lampades et totiens nostros Tithonia questus
praeterit et gelido spargit miserata flagello.
Unde ego sufficiam? Non si mihi lumina mille,
quae sacer alterna tantum statione tenebat
Argus et haud umquam vigilabat corpore toto.
At nunc heu! si aliquis longa sub nocte puellae
brachia nexa tenens ultro te, Somne, repellit,
inde veni! Nec te totas infundere pennas
luminibus compello meis – hoc turba precatur
laetior; extremo me tange cacumine virgae,
sufficit, aut leviter suspenso poplite transi.
Publius Papinius Statius
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opera: Emanuella Kozas, Hypnos
Publio Papinio Stazio (Napoli, 45 circa – 96 ) è stato un poeta romano e uno dei principali esponenti della poesia epica dell’età flavia, assieme a Silio Italico e a Valerio Flacco.
È generalmente conosciuto per essere l’autore di due poemi epici, la Tebaide (Thebais), opera in XII libri che narra la guerra dei sette contro Tebe e la lotta dei fratelli Eteocle e Polinice, e l’Achilleide (Achilleis), opera rimasta incompiuta al II libro (la giovinezza del Pelide) sulla vita e le gesta di Achille. Fu inoltre autore di una raccolta di 32 componimenti, le Silvae.
È anche noto per la sua presenza nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove svolge la funzione di guida del Purgatorio. (fonte Wikipedia)
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