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Paola Cortellesi (Italia)

19/12/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Paola Cortellesi (Italia)

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È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile assumono improvvisamente un altro senso, cambiano radicalmente, diventano un luogo comune, un luogo comune un po’ equivoco che poi a guardar bene è sempre lo stesso, ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione.

Vi faccio degli esempi.

Un cortigiano: un uomo che vive a corte; Una cortigiana: una mignotta.
Un massaggiatore: un cinesiterapista; Una massaggiatrice: una mignotta.
Un uomo di strada: un uomo del popolo; Una donna di strada: una mignotta.
Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; Una donna disponibile: una mignotta.
Un uomo allegro: un buontempone; Una donna allegra: una mignotta.
Un gatto morto: un felino deceduto; una gatta morta, una mignotta.

Non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo.
Quel filino di discriminazione la avverto, magari sono io, ma lo avverto. Per fortuna sono soltanto parole. Se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell’incredibile, frasi offensive e senza senso come queste. “Brava, sei una donna con le palle”, “Chissà che ha fatto quella per lavorare”, “Anche lei però, se va in giro vestita così”, “Dovresti essere contenta che ti guardano”, “Lascia stare sono cose da maschi”, “Te la sei cercata”.
Per fortuna sono soltanto parole ed è un sollievo sapere che tutto questo finora da noi non è mai accaduto.

Paola Cortellesi

dal monologo ai David di Donatello 2018, testo di Stefano Bartezzaghi.

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foto: Paola Cortellesi

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Stefano Bartezzaghi (Milano, 20 luglio 1962) è un giornalista, scrittore e semiologo italiano.

Si è laureato in DAMS (Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo) presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Bologna con una tesi in semiotica con relatore Umberto Eco. È figlio di Piero Bartezzaghi, famoso enigmista, e fratello di Alessandro Bartezzaghi, direttore della Settimana Enigmistica, e di Paolo, redattore della Gazzetta dello Sport.

Dal 1987 ha tenuto rubriche sui giochi, sui libri, sul linguaggio; collabora con il quotidiano la Repubblica, per il quale pubblica le rubriche “Lessico e Nuvole”, “Lapsus”, “Fuori di Testo”, e con il settimanale L’Espresso, con la rubrica di critica linguistica “Come dire”.

Dal 2010 è stato docente a contratto e dal 2014 è professore associato presso la Libera università di lingue e comunicazione IULM di Milano, dove insegna “Teorie della creatività” e “Semiotica”. Al tema della creatività ha dedicato il libro Il falò delle novità, nel quale prende in esame il rapporto tra creatività, linguaggio e nuovi media. Dal 2016 al 2018 è direttore del Master in Giornalismo della stessa Università.

Da settembre 2012 è presente nella trasmissione “Stile Libero” condotta da Marco Santin, Giorgio Gherarducci e Flavia Cercato su R101 con una sua rubrica dal titolo “Parole Parole” dove si occupa di far tornare in corso i termini dimenticati della lingua italiana.

Nel febbraio 2013 è membro della giuria di qualità alla 63ª edizione del Festival di Sanremo, condotta da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Ha inoltre curato quasi 200 puntate di diverse trasmissioni in radio a Rai Radio 2 e Rai Radio 3.

Nel 2003 è stato insignito del Premio speciale come enigmista e saggista, nell’ambito del Premio Fiesole Narrativa Under 40; nel 2016 è stato finalista al Premio Bergamo.

Tra le sue varie attività c’è anche stata la revisione della traduzione dei libri della saga di Harry Potter. (fonte Wikipedia)

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