collettivo culturale tuttomondo Orfeo ed Euridice
opera: Jean-Baptiste Camille Corot, Orfeo guida Euridice fuori dall’oltretomba, 1820
Nel mito greco Orfeo, figlio della musa Calliope e di Apollo, è il poeta per eccellenza, la personificazione del canto. Con la sua lira e le sue parole riesce a sedurre uomini, animali di ogni specie e perfino alberi, pietre e mare. Con la forza dei suoi versi commuove, intenerisce, appassiona, tocca l’animo e le fibre di chi ha modo di ascoltarlo.
Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa. Ma il destino dei due amanti nasce sotto una cattiva stella. Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente.
Appena Orfeo apprende la notizia, piange la sposa e con coraggio decide di recarsi negli inferi per riaverla. Scende fino allo Stige, vince ogni ostacolo grazie alla lira e si presenta a Persefone e a Ade, i signori dell’oltretomba. Canta il suo amore per Euridice e chiede che gli venga data la possibilità di continuare a vivere con lei.
Tale è la forza del suo amore e del suo canto che Persefone, Ade, il cane Cerbero e perfino le implacabili Furie si commuovono. Gli viene quindi accordato di portare con sé Euridice, ma a un patto: lui andrà avanti, lei lo seguirà, e Orfeo non potrà mai girarsi indietro, perché altrimenti Euridice tornerà per sempre tra le ombre dei defunti. In nome della passione il poeta ha quindi sfidato i limiti dell’essere umano, con i suoi versi ha sconfitto la morte e il conseguente oblio. La poesia sembra poter influire sul destino ultimo di ogni uomo.
Sembra. Nella risalita, infatti, mentre i due amanti sono quasi arrivati alla luce, Orfeo non resiste alla tentazione e si volta per controllare che la sua amata sia veramente con lui. Nel tempo di un attimo Euridice scompare per sempre nell’abisso. Distrutto e impietrito, Orfeo non trova più pace e vaga per la terra, sublimando nel canto un passato che non può più tornare. Continua a emozionare, sì, ma rifiuta la vita e l’amore delle altre donne; per questo le Menadi – o Baccanti – si vendicano di lui, che pure era legato a Dioniso, e lo fanno a pezzi gettandone i resti nel fiume Ebro. Tutti lo piangono, uccelli, alberi, sassi, ma Orfeo potrà tornare a riabbracciare la sua Euridice.
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collettivo culturale tuttomondo Orfeo ed Euridice