centro cultural tina modotti caracas Oreste del Buono
Si sa che è praticamente impossibile che due amanti si amino allo stesso modo.
Nella più indissolubile delle coppie è rarissimo che l’indissolubilità risulti da un reciproco e paritetico sforzo. C’è sempre uno che s’impegna e un altro che corrisponde o acconsente, si lascia coinvolgere o almeno trascinare.
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Oreste del Buono, da Amori neri, Theoria, Roma, 1985
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illustrazione di Dino Buzzati
Più che uno svago la pittura fu per Dino Buzzati un secondo mestiere, tanto che arrivò a dichiarare: «Sono un pittore il quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista»[. Le opere pittoriche di Buzzati sono fortemente legate alle atmosfere e alle situazioni dei suoi romanzi e dei suoi racconti: lo stesso autore definì i suoi quadri “storie dipinte”, sottolineando con questa espressione la forte carica narrativa delle tele, che spesso presentano scritte fumettistiche o sono divise, proprio come la pagina di un fumetto, in vari riquadri, ognuno dei quali sta a rappresentare un “momento” dell’azione.
L’attività pittorica di Buzzati diventa rilevante a partire dal 1957, anno in cui inizia a produrre con regolarità numerosi dipinti e disegni di vario genere. Le tematiche dei suoi primi dipinti sono quelle tipiche delle altre opere, soprattutto dei racconti (il fantastico, il destino, l’attesa, il mistero), e lo stile richiama al Simbolismo, alle illustrazioni di Arthur Rackham, alla pittura metafisica di De Chirico e al Surrealismo. A questa prima fase appartengono Una fine del mondo (1957), Duello notturno (1957), Toc, toc (1957), Gli apriranno? (1958), Adieu (1958) e molti altri dipinti (fonte Wikipedia)
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