collettivo culturale tuttomondo Ono no Komachi (Giappone)
Così presto è svanito
il colore dei fiori.
Lo sguardo nel vuoto,
vedo passare i giorni
e questa pioggia cadere senza fine.
Ono no Komachi
da Il muschio e la rugiada, Rizzoli, 1996
Trad. di Mario Riccò e Paolo Lagazzi
Ono no Komachi (825 – 900) è stata una poetessa giapponese, comparsa tra i sei migliori poeti di waka, nel primo periodo Heian.
Fu famosa presso i contemporanei anche per la sua incredibile bellezza, tanto che il nome Komachi per antonomasia è tuttora usato per indicare donne di particolare avvenenza.
Ono no Komachi è la prima grande poetessa nella storia della letteratura giapponese, ed è l’unica donna citata nella prefazione giapponese del Kokinshū (Raccolta di poesia giapponese antica e moderna), in cui è raccolta gran parte dei waka di cui è autrice giunti fino a noi; in essa, Ki no Tsurayuki descrive la sua poesia come «non priva di un’ingenuità dal sapore antico e di delicatezza». Notevole inoltre la sua abilità nell’uso di kakekotoba*, ineguagliata dai suoi contemporanei.
I temi centrali dei suoi waka sono l’amore e la passione, rivisitati nelle loro numerose sfumature: non sono rare dunque poesie che esprimono ansia, desiderio, solitudine, rimpianto o intensa passione … continua a leggere su Wikipedia
* kakekotoba = gioco di parole
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opera: Utagawa Toyokuni, Ono-no Komachi sotto la pioggia, 1899 ca – ubicazione: Museo de Bellas Artes de Bilbao
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cctm.website
Tramandata a noi come donna dotata di personalità spiccata, spirito autonomo e dalla bellezza dirompente, dallo status sociale incerto poiché alcuni la riferiscono dama imperiale, altri concubina di rango, il suo personaggio corre sul filo della leggenda che nei secoli ha contribuito a creare una figura di donna artefice delle proprie scelte, libera, passionale e dai molti amanti, e che seppe condurre scambi poetici epistolari con alcuni grandi poeti suoi contemporanei.
Le notizie accertate sulla sua vita sono vaghe e influenzate dalle detrazioni con le quali si confrontò tutta la vita e anche oltre, ma sul finire dell’età della bellezza e della fortuna, ormai sola e in povertà, allontanata dal palazzo imperiale come spesso accadeva alle donne di corte, non più in grado di affascinare gli uomini che la leggenda narra avesse al seguito e con i quali si era misurata anche capricciosamente, la tradizione vuole che abbia composto il suo waka più famoso, intriso di rimpianto per la stagione dileguata, la gioventù, in cui il rammarico per ciò che si allontana sempre più dalla vanità, testimonia più il suo genio letterario che la vita gaudente.
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