collettivo culturale tuttomondo Odysseas Elytīs (Grecia)
Monogramma, III di Odysseas Elytīs (Candia, 1911 – Atene, 1996)
Così parlo di te e di me
Perché ti amo e nell’amore so
entrare come Plenilunio
da ogni parte, per il tuo piccolo piede nelle lenzuola sconfinate
So sfogliare gelsomini – e ho la forza
sopita, di soffiare e di portarti
attraverso passaggi luminosi e segreti porticati del mare
alberi ipnotizzati con ragnatele inargentate
Di te hanno sentito parlare le onde,
come accarezzi, come baci,
come sussurri il «cosa» e il «sì»
tutt’intorno alla gola, alla baia
Sempre noi la luce e l’ombra
Sempre tu la piccola stella e sempre io l’oscuro natante
Sempre tu il porto e io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sopra i remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acqua che si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre
Perché ti amo e ti amo
Sempre tu la moneta e io l’adorazione che le dà valore:
Tanto la notte, tanto l’urlo nel vento
Tanto la goccia nell’aria, tanto il silenzio
Tutt’intorno il mare despota
L’arcata del cielo con le stelle
Tanto il tuo più piccolo respiro
E ormai non ho altro
tra le quattro pareti, il soffitto, il pavimento,
se non l’urlo che è tuo e colpisce la mia voce,
l’odore che è il tuo e s’infuriano gli uomini.
Perché non sopportano quel che non hanno
provato ed è loro straniero, è presto, mi senti,
è presto ancora in questo mondo amore mio
Per parlare di te e di me.
da Monogramma, 1972
Traduzione di Paola Maria Minucci
illustrazione: Lorenzo Mattotti
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“Per il poeta – questo può sembrare paradossale, ma è la verità – l’unico linguaggio comune che può ancora usare sono le sue sensazioni. Il modo in cui due corpi sono attratti l’uno dall’altro e si uniscono non è cambiato per millenni” disse il poeta greco Odysseas Elytis (1911-1996) alla lettura per il Premio Nobel assegnatogli nel 1979
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