cctm collettivo culturale tuttomondo Michela Silla (Italia)
di Michela Silla (Cagliari, 1984)
Se perdo te
perdo
le braccia nude
e me straniera
sugli abiti stirati;
perdo il gioco
di dèi inanimati,
il dolore che ride,
la mano sulla testa
a benedire torti.
Se perdo te
perdo
ago e filo
che mi tengono unita
e rabbia nei cassetti,
noia grigia per creare.
Se perdo te
che sei il seme,
la prova,
il tentativo malriuscito
di sovvertire
e corse a metà
di amori rifatti;
se perdo te,
mi spargerò sull’avvenire
senza convinzione.
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da Limpida a guardare, Transeuropa, 2022
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foto: Michela Silla
Michela Silla è nata a Cagliari nel 1984. A ventidue anni ha lasciato l’isola e si è trasferita a Firenze, dove vive attualmente.
Ha conseguito la laurea in Linguistica e poi il Dottorato di Ricerca in Filologia, Letteratura italiana, Linguistica presso l’Università degli Studi di Firenze. È insegnante di italiano lingua seconda da più di dieci anni. “Limpida a guardare” è la sua opera prima.
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La silloge poetica “Limpida a guardare”, parla di dipendenza affettiva, del vuoto delle assenze, “del tentativo di sentirsi integri disinnescando il bisogno eccessivo dell’altro”, come spiegato dall’autrice.
Nella raccolta, che parla della “ricerca di un’autonomia emotiva e del tentativo di sentirsi integri disinnescando il bisogno eccessivo dell’altro”, la poesia assume valore terapeutico fermando nel verso la paura di perdersi nell’incontro con l’altro, la ricerca di un’autonomia emotiva che salvi dal senso di incompiutezza e dal vuoto che liberano le assenze.
L’intuizione finale è racchiusa nella “speranza che lasciarsi cadere in quel vuoto sia l’unico modo per abbracciarsi e non temere più di perdersi nell’altro”.
Come già suggerisce il titolo della raccolta, la poesia di Michela Silla è chiara, trasparente, luminosa. Basta aprire il libro a caso e leggiamo di acqua, neve, specchi, albori, bianchi sogni, illuminazioni, ghiaccio, albe, foglie dorate, nuvole, vetri, cristalli e tanto sole. Non dobbiamo tuttavia aspettarci una poesia conciliante o consolatoria: il tema della relazione tra l’Io e l’Altro è arduo nell’incedere dei brevi versi, spesso asciutti, a tratti perentori. La luce che li pervade, che dovrebbe aiutare l’osservazione, non è sufficiente: il tentativo di trovare il senso dell’Altro dentro di sé, di capirlo e di portarlo alla luce non sempre ha esito positivo.