collettivo culturale tuttomondo Louis Armstrong (USA)
Louis Armstrong, We have all the time in the world, 1969
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We have all the time in the world
Time enough for life
To unfold all the precious things
Love has in store
We have all the love in the world
If that’s all we have
You will find
We need nothing more
Every step of the way will find us
With the cares of the world far behind us
We have all the time in the world
Just for love
Nothing more, nothing less
Only love
Every step of the way will find us
With the cares of the world far behind us, yes
We have all the time in the world
Just for love
Nothing more, nothing less
Only love
Only Love
Abbiamo tutto il tempo al mondo
Tempo sufficiente per la vita
Per scoprire tutte quelle cose preziose
che l’amore ha in serbo
Abbiamo tutto l’amore del mondo
Se questo è tutto ciò che abbiamo avuto
Scoprirai che non abbiamo bisogno di altro
A ogni passo del cammino
Lo scopriremo
Metti le preoccupazioni del mondo
Molto dietro di noi
Abbiamo tutto il tempo al mondo
Solo per amore
Niente di più
Niente di meno
Solo amore
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Louis Armstrong, We have all the time in the world, 1969
Artist: Louis Armstrong
Writer(s): Hal David, John Barry
Album: Her Majesty’s Secret Service – Soundtrack
Released: 1969
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Louis Armstrong (New Orleans 1900 – Corona, New York, 1971) è stato un musicista statunitense suonatore di tromba e cantante, uno dei maggiori protagonisti della storia del jazz.
Armstrong si formò nella natia New Orleans. Nel 1918 entrò nella «band» di Kid Ory, poi, nel 1919, suonò sui battelli del Mississippi con Fate Marable e nel 1922 fu chiamato a Chicago da King Oliver, come seconda cornetta della Creole Jazz Band, con la quale incise i primi dischi nel 1923.
Dopo essere stato nell’orchestra di Fletcher Henderson, nel 1925 fondò gli Hot Five (poi divenuti Hot Seven), i cui dischi testimoniano la rivoluzione operata da A., sia sul piano ritmico, sia nell’affermazione – di contro alla polifonia fino ad allora dominante – del solismo.
Nel 1928, con nuovi solisti, formò i secondi Hot Five (memorabile incisione: West End Blues) e dagli anni Trenta in poi divenne una vedette, prima accompagnato da grosse orchestre, poi coadiuvato da piccoli complessi. Nell’ultima parte della carriera il suo stile vocale «scat» (consistente nel canto di sillabe liberamente accostate) e la sua tromba impetuosa finirono, inevitabilmente, per piegarsi a una formula, pur ritrovando spesso l’inventiva degli anni migliori.
A Corona, sobborgo di New York, la sua ultima abitazione è stata destinata a museo.