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Giuseppe Arcimboldo Vertumno

05/11/2015 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Giuseppe Arcimboldo Vertumno 

Giuseppe Arcimboldo, o Arcimboldi, (Milano, 5 aprile 1527 – Milano, 11 luglio 1593) è stato un pittore italiano del periodo manierista.

Noto soprattutto per le “Teste Composte”, ritratti burleschi eseguiti combinando tra loro, in una sorta di trompe-l’œil, oggetti o elementi dello stesso genere (prodotti ortofrutticoli, pesci, uccelli, libri, ecc.) collegati metaforicamente al soggetto rappresentato, in modo da sublimare il ritratto stesso … continua a leggere su Wikipedia
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Giuseppe Arcimboldo, también escrito Arcimboldi (Milán, 1527-ibidem, 11 de julio de 1593), fue un pintor italiano.

Conocido sobre todo por sus representaciones manieristas del rostro humano a partir de flores, frutas, plantas, animales u objetos, pintaba representaciones de estos objetos en el lienzo, colocados de tal manera que todo el conjunto tenía una semejanza reconocible con el sujeto retratado.

Un proceso cercano a la anamorfosis en el contexto de las ilusiones ópticas o también, la llamada pareidolia. A esta técnica y tópico pictóricos se les llamaron “cabezas compuestas”, intrincaciones de manera antropomórfica, de carácter paródico, simbólico y extraño, que serían particulares del pintor … siga leyendo Wikipedia
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opera: Giuseppe Arcimboldo, L’imperatore Rodolfo II in veste di Vertumno (1591) – ubicazione: Skokloster Castle, Svezia

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Realizzato nel 1590 il quadro ritrae lo stesso imperatore Rodolfo II, il cui profilo fiero e maestoso è riprodotto in pieno stile Arcimboldo.

Il naso non è altro che una pera, poggiata su due enormi pesche, le guance, e attorniato da grappoli d’uva e spighe di grano, che formano la capigliatura del grande condottiero. Un occhio attento potrà individuare molti altri elementi sul volto di Rodolfo, fin troppi da menzionare.

Certamente saltano subito all’occhio i due piccoli pomodori “ciliegini”, che affiancati rappresentano le labbra rosso vermiglio dell’Imperatore.

Vertumno è il Dio delle stagioni e, non a caso, è l’ultimo ritratto del ciclo delle Stagioni di Arcimboldo, il giusto coronamento della gloria degli Asburgo che in sé contiene e trascende lo scorrere del tempo.

Non è casuale nemmeno la scelta di rappresentare ogni frutto e fiore all’apice della sua bellezza, in pieno e rigoglioso splendore e, ancora una volta, in chiaro riferimento alla longevità e alla grandezza della famiglia imperiale.

Ecco il manierismo sperimentale di Arcimboldo, che non si limitò a ritrarre fedelmente i suoi soggetti, ma riuscì ad elevare i prodotti della tavola (insieme a molti altri oggetti) allo status di vere e proprie opere d’arte, degne di contribuire a creare i volti di re e regine.

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: Mimmo Jodice, Vedute di Napoli, Opera 8, 1980 … https://cctm.website/mimmo-jodice-italia/
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Ho paura di vederti necessità di vederti speranza Ho paura di vederti
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Ezio Falcomer legge Mario Benedetti
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Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e qu Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e quando si incontrava anima viva era un ragazzo che andava o tornava, lungo la linea, per cogliere i frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra.
Elio Vittorini

[Conversazione in Sicilia]

dipinto Renato Guttuso
Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https:/ Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https://cctm.website/doris-bellomusto-cosa-so-dellamore/
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Non ho mai capito dove finisce l’amore che non u Non ho mai capito dove finisce
l’amore che non usi.
Vorrei, da brava massaia,
usarne gli avanzi per le polpette, concimarci le piante … https://cctm.website/stella-poli-italia/
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Tra due persone accade che talvolta, molto raramen Tra due persone accade che talvolta, molto raramente, nasca un mondo.

Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla.

Martin Heidegger

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Non sono solitario, le dissi. E stavo per aggiung Non sono solitario, le dissi. 
E stavo per aggiungere: sono solo, è diverso.

Stefano Benni

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Non si può vedere il sospiro, la speranza, l'atte Non si può vedere il sospiro, la speranza, l'attesa, la verità. 
Non si può vedere il tuo nome chiuso nella mia gola, il tuo “sì” nel mio sangue, la sete e la fame che ora chiedono solo di te, e il nodo che mi hai stretto alle viscere, e l'affanno di non saperti seguire, se non con il mio passo lento, che esiste solo in funzione del tuo, che sa solo la strada che vedi tu. 

L'acqua che nutre non resta in superficie. E' invisibile.

Luciana Manco

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ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l’alfabeto. Spero che tu possa leggerla nel pieno della tua giovinezza ... https://cctm.website/andrea-camilleri-lettera-a-matilda/
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🍁🍂 🍁🍂
Qual è la parola per dire che non si hanno più s Qual è la parola per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto. Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore, perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile, un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.

Antonella Anedda 

 foto © Nini Kubaneishvili
Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi s Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera. 

Emil Cioran
foto Saul Leiter
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna di Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.

Albert Camus

foto keristi  k
di Maya Angelou Ho imparato che qualsiasi cosa a di Maya Angelou 

Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà  migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.
Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Ho imparato che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

illustrazione Ofra Amit
Carezze, ecco. Io se fossi una mano sognerei care Carezze, ecco. 
Io se fossi una mano sognerei carezze, quel bel contatto che consola la pelle che le riceve e anche quella che le fa.

Sergio Claudio Perroni

Foto: Laura Makabresku
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