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Giovanni Verga da Storia di una capinera

31/05/2025 By carlaita

cctm collettivo culturale tuttomondo Giovanni Verga da Storia di una capinera

Tutto il mio essere è pieno di quell’uomo: la mia testa, il mio cuore, il mio sangue.
L’ho dinanzi agli occhi in questo momento che ti scrivo, nei sogni, nella preghiera.
Non posso pensare ad altro; mi pare che ad ogni istante il suo nome mi venga sulle labbra, che ogni parola che proferisco si trasformi nel nome di lui; allorchè lo ascolto son felice; quando mi guarda tremo; vorrei stargli vicina ad ogni momento e lo fuggo; vorrei morire per lui.
Tutto ciò che sento per quell’uomo è nuovo, strano, è spaventoso … è più ardente dell’amore che porto a mio padre; è più forte di quello che porto al mio Dio! …
Questo è quello che al mondo chiamano amore … l’ho conosciuto; lo veggo…
È orribile! è orribile!

Giovanni Verga

da Storia di una capinera, Lampugnani, 1871

Giovanni Verga da Storia di una capinera Non posso pensare ad altro amore libri cctm a noi piace leggere

opera: Gustav Klimt, 1910 – dettaglio

bluesky

Giovanni Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore, drammaturgo e politico italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo.

Di nobili natali, visse in un ambiente di tradizioni liberali. Si dedicò inizialmente alla scrittura di romanzi avventurosi su influsso delle opere di Dumas padre e in seguito ad altri di argomento passionale tra cui Storia di una capinera, che riscosse un discreto successo. Si trasferì a Firenze nel 1869 e tre anni dopo a Milano, dove frequentò circoli letterari conoscendo Arrigo Boito e Giuseppe Giacosa. Con la novella Rosso Malpelo si attuò la sua adesione al Verismo, che lo condusse a scrivere due fra i più notevoli romanzi della letteratura italiana: I Malavoglia (1881), la sua opera più completa, e Mastro-don Gesualdo (1889).

La nuova concezione verista di Verga pose il cardine dell’opera letteraria sulla “sparizione” dell’autore, facendo in modo che nella narrazione i fatti si sviluppassero da soli, come per una necessità spontanea. Il linguaggio di Verga è rude e spoglio come un riflesso del mondo che rappresenta, fatto sia di povera gente come ne I Malavoglia, sia di ricchi come in Mastro-don Gesualdo, tutti comunque dei “vinti” nella lotta quotidiana della vita.

Lo scrittore si occupò anche di teatro, sceneggiando alcune sue novelle di cui la più famosa è Cavalleria rusticana, musicata in seguito da Pietro Mascagni. Verga divenne Senatore del Regno d’Italia nel 1920 su nomina del re Vittorio Emanuele III. (fonte Wikipedia)

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