collettivo culturale tuttomondo Gian Franco Pagliaro
di Gian Franco Pagliaro (Argentina)
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Ti amo in in modo inspiegabile.
In modo inconfessabile.
In modo contraddittorio.
Ti amo…
Con i miei stati d’animo che sono tanti.
E mutano di umore continuamente.
Per quello che già sai, il tempo, la vita, la morte.
Ti amo…
Con il mondo che non capisco,
con la gente che non capisce,
con l’ambivalenza della mia anima,
con l’incoerenza delle mie azioni,
con la fatalità del destino,
con la cospirazione del desiderio,
con l’ambiguità dei fatti.
Anche quando ti dico che non ti amo
ti amo,
persino quando ti tradisco, non ti tradisco
nel profondo, porto avanti un piano,
per amarti di più.
Ti amo…
Senza riflettere, incoscientemente,
irresponsabilmente, spontaneamente,
involontariamente, per istinto,
per impulso, irrazionalmente.
In effetti non ho argomenti logici,
nemmeno improvvisati
per fondare questo amore che sento per te,
che sorse misteriosamente dal nulla,
che no ha risolto magicamente nulla,
e che miracolosamente, poco a poco, con poco e niente
ha migliorato il peggio di me.
Ti amo…
ti amo con un corpo che non pensa,
con un cuore che non ragiona,
con una testa che non coordina.
Ti amo…
incomprensibilmente,
senza chiedermi perché ti amo,
senza importarmi perché ti amo,
senza pormi dei dubbi sul perché ti amo.
Ti amo…
Semplicemente perché ti amo,
io stesso non so perché ti amo.
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de Gian Franco Pagliaro (Argentina)
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Te amo de una manera inexplicable,
de una forma inconfesable,
de un modo contradictorio.
Te amo…
Con mis estados de ánimo que son muchos,
y cambian de humor continuamente.
por lo que ya sabes,
el tiempo, la vida, la muerte.
Te amo…
Con el mundo que no entiendo,
con la gente que no comprende,
con la ambivalencia de mi alma,
con la incoherencia de mis actos,
con la fatalidad del destino,
con la conspiración del deseo,
con la ambigüedad de los hechos.
Aún cuando te digo que no te amo, te amo,
hasta cuando te engaño, no te engaño,
en el fondo, llevo a cabo un plan,
para amarte mejor.
Te amo…
Sin reflexionar, inconscientemente,
irresponsablemente, espontáneamente,
involuntariamente, por instinto,
por impulso, irracionalmente.
En efecto no tengo argumentos lógicos,
ni siquiera improvisados
para fundamentar este amor que siento por ti,
que surgió misteriosamente de la nada,
que no ha resuelto mágicamente nada,
y que milagrosamente,
de a poco, con poco y nada
ha mejorado lo peor de mí.
Te amo…
Te amo con un cuerpo que no piensa,
con un corazón que no razona,
con una cabeza que no coordina.
Te amo…
Incomprensiblemente,
sin preguntarme por qué te amo,
sin importarme por qué te amo,
sin cuestionarme por qué te amo.
Te amo…
sencillamente porque te amo,
yo mismo no sé por qué te amo.
traduzione dal web
Illustrazione: Catrin Welz-Stein
Gian Franco Pagliaro (Napoli, 1941 – Buenos Aires, 2012) e’ stato un cantautore italiano naturalizzato argentino.
Emigrato con la famiglia, prima in Brasile e poi in Argentina, Pagliaro completò i suoi studi con un insegnante privato, il prof. Ginobili, col quale conobbe Leopardi, Carducci, Manzoni, Pavese, gli etruschi, la storia antica e quella moderna, la filosofia e la letteratura..
Al giovanissimo Gianfranco piaceva la musica e a 25 anni ebbe il suo primo contratto per suonare il pianoforte in un bar. Nel 1967, alla notizia del suicidio di Luigi Tenco durante il Festival di Sanremo, gli viene offerto di registrare “Ciao amore ciao”, in italiano. E’ un successo, in quegli anni in cui la canzone pop italiana occupava i primi posti nella hit parade locale. Arrivano altri temi tutti suoi, anch’essi in italiano, e anch’essi coronati dal successo.
Ma Pagliaro aveva già assaporato il successo con i suoi concittadini e coetanei, i giovani italiani emigrati come lui pochi anni prima, molti – come lui – portati in Argentina dai genitori. Giovani che, come Gianfranco Pagliaro, provavano il morso della nostalgia per la terra natia che erano stati costretti a lasciare, e l’incertezza che sentivano in una città grande e cosmopolita come Buenos Aires, che per certi versi trovavano ostile.
Le grandi case discografiche chiedono però a Pagliaro di scrivere e di cantare in spagnolo e lui le accontenta, registrando nel 1968 due temi in spagnolo: “Otra vez en el mismo bar” ed “Este amor”. Le canzoni piacciono e la sua voce rocca e la cadenza italiana accentuano l’originalità e l’interesse per questo giovane cantante italiano, che comincia a diventare argentino.
Il grande successo arriva nel 1970, quando vince il IV Festival della Canzone di Buenos Aires, con “Las cosas que me alejan de ti”, che è allo stesso tempo canzone d’amore e di protesta. Proprio i temi contestatari diventano il suo marchio in quell’epoca. Nel 1971 si presenta un’altra volta al Festival di Buenos Aires e la sua canzone “Yo te nombro”, che aveva raccolto il massimo dei voti, viene esclusa perché considerata troppo “sovversiva”. Le sue proteste e lo scandalo che ne deriva, portano alla morte del Festival di Buenos Aires.
E’ un colpo anche per la sua immagine, dato che viene spacciato come inaffidabile, sovversivo, ingrato e straniero risentito. Diventa però l’emblema della canzone di protesta di quegli anni effervescenti, che finiscono nella dittatura del 1976 e il suo nome, le sue canzoni e le sue apparizioni in pubblico sono vietate.
Passano gli anni, ma le sue canzoni conoscono il succeso anche in Venezuela, Colombia e altri paesi dell’America Latina. Lui continua a comporre nuove canzoni, tanti successi, anche dopo il ritorno della democrazia e fino ad oggi, interpretati anche da tanti cantanti in America Latina e, in Italia, da Iva Zanicchi.
Tra essi, dei suoi primi anni, ci sono le musiche composte per le opere di Pablo Neruda, di Almafuerte, di Rubén Darío, di Adolfo Bécquer e di José Martí. E grandissimi successi come “Todos los barcos”, “Vendrás con el mar”, “Las cosas que me alejan de ti”, “Yo te nombro Libertad”, “Amigos míos me enamoré”, “No te vayas entonces”, “La balada de un boludo”, “Pasarán más de mil años”, ecc.
Da registrare anche un’esperienza cinematografica, in un film di Leonardo Favio “Soñar, soñar”, presentato nel 1976 (ragion per cui ebbe corta vita nelle sale cinmatografiche) della quale Pagliaro fu interprete accanto a Carlos Monzón, e che oggi è diventato un film “cult” degli amanti del cinema argentino.
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