collettivo culturale tuttomondo Gli Occhiali di Gabriele Romagnoli
Gli Occhiali di Gabriele Romagnoli
Quando quel signore grande con le ciglia folte disse: “Davvero una bambina lungimirante”, lei non capì.
Era una parola troppo lunga e difficile. Eppure l’unica adatta a descriverla. Vedeva oltre gli incroci stradali, distingueva le insegne dei negozi a cento metri di distanza, qualsiasi cosa o persona le venisse incontro la metteva a fuoco nitidamente con immenso anticipo, cosicché niente o nessuno potesse prenderla di sorpresa.
Sua madre era fiera di lei e ne sfruttava le doti. La faceva sedere al suo fianco quando guidava l’auto, si lasciava condurre tra la folla, le riservava le decisioni ai bivi della vita. Lei vedeva lontano e i suoi occhi avevano il colore del futuro, come quelle strane statuine ate che cambiano tinta dal blu al rosa a seconda del tempo che farà.
Vide arrivare il destino, vide la tempesta e la bonaccia, la malattia di sua madre, il suo marito sbagliato, la svogliatezza di proseguire su strade annunciate.
Finché un giorno, in un mercato della capitale, rovistò in un banco che vendeva occhiali usati. “Miope?”, chiese l’uomo che li vendeva. “Si”, mentì. E ne tenne sul naso un paio qualunque, con spesse lenti rotonde e la montatura nera. Adesso non vedeva più lontano. Schivò per un soffio un’auto che non aveva visto svoltare. Continuò a essere ingannata dal prossimo, ma non lo seppe fino all’ultimo e la delusione ebbe meno spazio.
Teneva gli occhiali anche quando dormiva, perché sogni premonitori non le attraversassero gli occhi chiusi.
Li portò fino all’ultimo giorno, quando, seduta alla finestra, li tolse, ma subito voltò la testa all’indietro, a rimirarsi la vita e quel suo sguardo prodigioso arrivò fino alle ciglia folte di un uomo che diceva.. “Davvero una bambina lungimirante”.
Sorrise, perché adesso sapeva cosa significava.
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Gabriele Romagnoli, Oggetti da smarrire. 21 cose da perdere per vivere felici, Comix, 1995
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immagine dal web
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