collettivo culturale tuttomondo Diana Vreeland con alcuni capolavori di Fulco di Verdura da lei posseduti.
Fulco Santostefano della Cerda, duca di Verdura (Palermo, 1898 – Londra, 1978), è stato un artista italiano, coetaneo e cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. È ritenuto un’icona di stile del XX secolo. Conobbe e frequentò personaggi come Coco Chanel e Salvador Dalí… continua a leggere su Wikipedia
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Fulco Santo Estéfano Della Cerda, conde di Verdura. Fue un aristócrata italiano que revolucionó la joyería del siglo XIX con diseños inspirados en su infancia transcurrida en una villa siciliana del siglo XVIII. Amigo de Coco Chanel y de Cole Porter, figura infaltable en las reuniones de la high society de Europa y América por más de cuatro décadas, este año se cumplen 75 años de la apertura de su primera maison.
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immagine: Diana Vreeland con alcuni capolavori di Fulco di Verdura da lei posseduti.
Diana Dalziel coniugata Vreeland (Parigi, 29 settembre 1903 – New York, 22 agosto 1989) è stata una giornalista statunitense di origine francese, specializzata nella moda. È considerata un’icona della moda e lo stile negli anni sessanta, venendo tuttora ricordata come una delle personalità più influenti del settore.
La sua carriera si sviluppa tra il 1936 e il 1975 tra gli uffici delle riviste Harper’s Bazaar e Vogue, fino ai corridoi dei musei del MET lasciando un’impronta indelebile nel settore.
Dopo il suo matrimonio nel 1924 con Thomas Reed Vreeland si trasferisce a Londra dove inizia la sua carriera nella moda aprendo un negozio di biancheria intima ( tra le sue clienti si possono trovare anche Wallis Simpson, che presto sarebbe diventata la Duchessa di Windsor).
Inoltre sono costanti le sue visite a Parigi che le permettono di avvicinarsi al mondo dell’alta moda.
Come editorialista per Harper’s Bazaar, dal 1936 fino alle sue dimissioni nel 1962 Diana Vreeland diresse una colonna per Harper’s Bazaar intitolata “why don’t you?”
Rubrica in cui offriva nel suo stile unico e personale, suggerimenti e consigli così stravaganti che attirarono subito l’attenzione dei lettori, proposte irriverenti e divertenti che definivano una personalità unica.
Fu promossa alla posizione di redattrice di moda nel 1939 e nel frattempo, anche fuori dagli uffici, Diana Vreeland era ormai un personaggio iconico di New York, dove manteneva una vita sociale altrettanto vigorosa.
Da Harper’s Bazaar approdò a Vogue nel 1962. Dove da subito compii una rivoluzione eliminando i manichini e presentando alle lettrici servizi fotografici con modelle inserite in contesti narrativi specifici, veri e propri reportage di moda, come siamo abituati a vederne oggi nei moderni periodici.
La rivista di moda non fu più la stessa, grazie a lei divenne un manifesto di femminilità, grinta e forza, caratteristiche che influenzeranno la donna del ‘900.
Fu redattore capo dal 1963 al 1971.
Nel 1971 divenne consulente per il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York; la sua personalità alla moda e colorata venne percepita come un’opportunità per rivitalizzare le mostre.
Durante questi anni si occupò di mostre come “Balenciaga”, “La donna del XVIII secolo”, “Romantic and Glamorous Hollywood Design”, “La gloria del costume russo”,”La Belle Époque” e “Yves Saint Laurent”, riuscendo a mettere il suo marchio distintivo nel mondo dei musei.