collettivo culturale tuttomondo Eugenio Montale Felicità raggiunta
di Eugenio Montale (Italia)
Felicità raggiunta, si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
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de Eugenio Montale (Italia)
Felicidad lograda, caminamos
por ti sobre un filo de espada.
Para los ojos eres resplandor que vacila;
para el pie, tenso hierro que se raja;
que no te toque, pues, quien más te ama.
Si llegas a las almas invadidas
de tristeza, iluminándolas, tu mañana
es dulce y turbadora como nidos en las molduras.
Mas nada paga el llanto de ese niño
cuyo globo se escapa entre las casas.
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traducción: José Ángel Valente
foto: Kamala Kannan – fair use
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981) è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico musicale, critico letterario e pittore italiano.
Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta Ossi di seppia (1925) fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.
Questa poetica viene approfondita nelle Occasioni (1939), dove alla riflessione sul male di vivere subentra una poetica dell’oggetto: il poeta concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire.
Dopo la raccolta La bufera e altro (1956) che raccoglie le poesie degli anni della guerra (Bufera) e quelli immediatamente successivi, per un decennio non scrive quasi nulla. Nel 1963 muore la moglie e ciò dà avvio a una nuova fase di poesia, dunque a nuovi temi e stile: Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973) e Quaderno di quattro anni (1977).
Nel 1967 è nominato senatore a vita e nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura … continua a leggere su Wikipedia
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La poesia, pubblicata su Ossi di seppia, una raccolta del 1925, racconta la fragile condizione di chi raggiunge la felicità: in un attimo si può ricadere nella tristezza più nera e perdere tutto ciò che si ha conquistato.
La poesia è composta da due strofe cinquine; lo schema delle rime, ABCAB DEDED, crea una musicalità spezzata che evoca l’infrangersi della felicità. I versi sono tutti endecasillabi, eccetto il secondo, un settenario, il sesto che è un novenario e l’ottavo che è un doppio ottonario. Questa scelta è conforme al gusto dei poeti novecenteschi, che privilegiano una struttura più libera agli schemi rigidi della poesia tradizionale.
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