collettivo culturale tuttomondo Elisabetta Chicco
Cuore di farmacista di Elisabetta Chicco (Torino, 1942 – Torino, 2017)
Hai messo la mia anima in soluzione fisiologica
e l’hai riposta in uno dei tuoi barattoli di vetro,
in cima, più in alto ancora, in cima allo scaffale
a farla, forse, stagionare.
Nel mortaio, la mia vita hai pestato, triturato
senza tregua, col pestello indemoniato,
e la polvere ottenuta, l’hai mischiata,
per farne, forse, magnesia bisurata.
Sentimenti e pensieri bruciacchiati, allungati, edulcorati,
li hai, col tempo, in stecchette di liquirizia condensati.
Dietro il banco, hai soppesato, ripesato e poi tarato
l’entusiasmo dei miei anni.
Con la siringa per le endovenose,
anche questi, forse, te li sei succhiati.
Ora, sono, come mi hai voluto, nella tua vetrina,
imbalsamata,
tra un callifugo e un’anatra impagliata;
ma anche tu non hai più nulla da pesare e triturare,
puoi soltanto, ormai, aspettare,
nella tua vecchia farmacia,
e, al più, promuovere una protesta
da parte dell’intera categoria.
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immagine dal web
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Elisabetta Chicco (Torino, 1942 – Torino, 2017) è stata una scrittrice e saggista italiana.
Figlia del pittore Riccardo Chicco, aveva sposato un ingegnere di Mamoiada (NU), Pietro Vitizzai.
Laureata in Lettere con una tesi in Estetica su Ingmar Bergman (premio di laurea Marzotto 1967) e in Psicologia clinica con una tesi sul Vissuto Corporeo, nel giugno 2015 ha ricevuto dal Centro Pannunzio il “Premio Francesco De Sanctis. Una vita per la cultura”.
Tra le sue opere più apprezzate i libri “Il più bel vizio è la vita”, “Dio ride”, “L’amore come sai”, “Storie di dèi e di eroi”, “Gli ossobuchi di Nietzsche”.
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