collettivo culturale tuttomondo Elena Volpi (Italia)
A mio padre di Elena Volpi (Italia)
I compagni del movimento consideravano mio padre
l’intellettuale del gruppo
pensavano che fosse sprecato al ciclostile
e lo invitavano alle discussioni teoriche sulle sovrastrutture del capitalismo.
Per lui invece la cosa più bella
era attaccare i manifesti la notte
il secchio della colla nella macchina scalcinata
le sigarette
e le donne.
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A mi padre de Elena Volpi (Italia)
Los compañeros del movimiento consideraban a mi padre
el intelectual del grupo
pensaban que fuese desperdiciado en el ciclostil
y lo invitaban a las discusiones teóricas sobre las superestructuras del capitalismo.
Para él en cambio la cosa más bella
era pegar los carteles por la noche
el bote del pegamento en el coche destartalado
los cigarrillos
y las mujeres.
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Traduzione: Antonio Nazzaro
foto:Federico Garolla, Elezioni politiche a Napoli, 1953
La nettezza della voce Elena Volpi colpisce subito il lettore. Non si tratta di una posa della lingua, né di un dissimulato understatement come quelli che vanno troppo di moda. La nettezza di tono (che è anche nitore di stile) viene da una messa a fuoco dello sguardo, sincero e teatrale al tempo stesso, capace di cogliere in controtempo il reale, e in controcampo le situazioni. Ribolle uno spirito guerriero, si direbbe. Ovvero una sacrosanta voglia di andare contro il principio di non contraddizione.
Che si sa, vale per i pensatori, e non per i poeti che, come Elena, strapensano… Davide Rondoni
Elena Volpi è nata a Milano nel 1963. Ha vissuto a Firenze, il Cairo, Washington DC e al momento abita a Bruxelles. Lavora all’Unione Europea e si occupa di cooperazione allo sviluppo e ricerca sociale.
Scrive poesie da quando ha 16 anni ma non ha mai pensato di pubblicarle, tranne che sul suo blog “Tram 3”. Usa la poesia quando abbandona la controfigura, e come uscita di sicurezza dal percorso tracciato.