cctm collettivo culturale tuttomondo Dante Alighieri pecore matte
Uomini siate
E non pecore matte
Dante Alighieri
frammento da La Divina Commedia, Paradiso, Canto V
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foto: Kaisa M., 2013 – fair use
La Divina Commedia, Paradiso, canto V
Nel Cielo della Luna, il primo, dove si trovano gli Spiriti Difettivi, Beatrice risponde alla domanda di Dante, riguardante la possibilità di compensare i voti non adempiuti con opere buone.
Ella esalta la santità del voto, perché con esso l’uomo fa sacrificio a Dio del dono più grande ricevuto, il libero arbitrio. A questo punto l’uomo non può pretendere di usare nuovamente quella libertà che egli ha offerto a Dio.
Per prevenire una nuova domanda di Dante (perché, allora, la Chiesa può dispensare dal voto?), Beatrice distingue nel voto i due elementi essenziali: la materia e il patto. La prima può essere mutata solo con il permesso della Chiesa e solo se la nuova offerta è superiore alla prima. Il secondo non può essere cancellato se non quando il voto è stato adempiuto completamente. Da qui deriva la necessità, per i cristiani, di riflettere attentamente prima di offrire voti che non possono mantenere.
Beatrice e Dante ascendono poi al secondo Cielo, quello di Mercurio, nel quale si trovano le anime di coloro che in vita operarono il bene per conseguire onore e gloria. Uno Spirito si rivolge al Poeta dichiarandosi pronto a soddisfare, in nome della carità, ogni sua domanda. Dante chiede di poter conoscere il nome di quest’anima e il motivo per cui essa gode del grado di beatitudine proprio del cielo di Mercurio. È Giustiniano, l’Imperatore.
Dante gli chiede chi sia e perché gli appaia proprio in questo Cielo. La luce dell’anima si fa più splendente, nascondendo la figura all’interno come fa il sole quando è troppo intenso e non consente di guardarlo, poi il beato inizia il suo discorso.