collettivo culturale tuttomondo Cristina Peri Rossi (Uruguay)
di Cristina Peri Rossi (Uruguay)
In amore, come nella boxe,
è solo questione di distanza
Se ti avvicini troppo mi infiammo
mi impaurisco
mi confondo
dico sciocchezze
comincio a tremare
ma se sei lontano
soffro intristisco
non dormo
e scrivo poesie.
_
de Cristina Peri Rossi (Uruguay)
En el amor, y en el boxeo,
todo es cuestión de distancia.
Si te acercas demasiado me excito
me asusto
me obnubilo
digo tonterías
me echo a temblar.
Pero si estás lejos
sufro entristezco
me desvelo
y escribo poemas
da Otra vez eros, 1994
_
opera/obra Santiago Carbonell
Cristina Peri Rossi (Montevideo, 1941) è una scrittrice, poetessa, giornalista e traduttrice uruguaiana.
Considerata una delle protagoniste del periodo di preminenza del romanzo latino-americano successivo agli anni ’60, ha scritto più di 37 opere. È stata una pioniera ed una delle autrici associate al boom latinoamericano. Peri Rossi vive a Barcellona dal 1972, dopo che in Uruguay si è instaurata una dittatura civico-militare che ha censurato le sue opere. Ha tradotto in spagnolo autori come Clarice Lispector e Monique Wittig. Ha lavorato per diversi giornali ed agenzie media come Diario 16, El Periódico e Agencia EFE.
Peri Rossi ha vinto nel 2021 il Premio Miguel de Cervantes, il più prestigioso premio letterario nel mondo di lingua spagnola. (fonte Wikipedia)
_
Tra gli altri, il premio Cervantes è andato ai grandissimi: Borges, Alejo Carpentier, Octavio Paz, Ernesto Sabato, María Zambrano, Mario Vargas Llosa, per dire. Il premio va a una scrittrice impegnata – a sinistra –, che ha scelto l’esilio – nel ’72, in seguito al golpe di Juan María Bordaberry, vola in Spagna – che indaga temi ora consueti – l’esplicito erotismo, l’identità sessuale, il lesbismo – ma allora marziani. “La lingua non è mai innocente.
Non dice solo quello dice, ma molto di più. Dice l’implicito. Non è innocente perché giudica.
Il linguaggio ha diversi livelli, quello letterale o esplicito e quello implicito. Dunque può essere sessista, machista, corrotta”, ha scritto, una decina di anni fa, con un tono da rivoluzione culturale, un poco arcaico. Quando la sua attività pubblicistica era più pressante, la poetessa ingaggiò una curiosa battaglia contro l’uso continuo del cellulare:
“Il telefonino è come l’orecchio del sordo: lo inserisci nell’orecchio e non lo togli più, a volte neanche quando dormi (conosco persone che non spengono il cellulare neanche quando fanno l’amore – i pochi, rapidissimi momenti in cui riescono a farlo). L’abbiamo visto in un laccato film americano: il protagonista lavora per una multinazionale molto importante, giace con una bellissima donna in un hotel naturalmente lussuoso, e al momento di scoccare un bacio sulla bocca della diva, il cellulare squilla, l’affare è urgente, la donna aspetta con pazienza, l’amore dura una manciata di minuti, poi il ragazzo si allaccia i pantaloni, c’è sempre qualcosa di meglio da fare, soldi, ad esempio”.