cctm collettivo culturale tuttomondo Cristina Biagioni
La mia prima volta di Cristina Biagioni
21 febbraio 2006, è mattina presto: mi alzo di soprassalto e guardo la sveglia, ho paura che non abbia suonato, che sia tardissimo, anzi, talmente tardi che oramai non valga nemmeno più la pena affrettarsi. No, meno male, sono solo le 5 e io ho programmato di alzarmi alle 6,30.
Poi farò colazione con calma, sceglierò con cura un vestito adatto per l’occasione, e poi la piega dei capelli, anzi no, quelli li ho fatti ieri dal parrucchiere. Mi truccherò in modo semplice, come sempre d’altronde, però forse ci starò un po’ più attenta del solito. Sono le 5 e manca un’ora e mezza alla sveglia, ma so che non dormirò più, per l’emozione, quindi tanto vale alzarsi. Magari vado nello studio e, no no, non è proprio il caso, non farei altro che agitarmi di più.
Vabbé, mi alzo, che sto a fare a letto, oggi è il gran giorno, oggi è la mia prima volta.
Certo, non sono più proprio un’adolescente, e neanche una ragazzina. Sono una donna matura ma mi batte forte il cuore. Se penso a cosa mi aspetta ho il respiro affannato e mi gira un po’ la testa.
Ma è normale, credo.
E dire che sono abbastanza preparata all’evento, sì, mi sono proprio preparata, ho letto tutto sull’argomento e ho fatto anche ricerche per conto mio; d’altronde, senza nessuno che ti spiega le cose per filo e per segno, come si fa? Ci si arrangia in qualche modo.
Ecco, sono pronta per uscire. Naturalmente mi sono misurata un sacco di abiti: pantalone e cardigan, no meglio gonna e giacca. Ma no, meglio un abito intero con tacco alto. Anzi vada per i pantaloni, sto più comoda.
Esco di casa, mi dirigo alla stazione, prendo il treno e in venti minuti sarò arrivata.
Il treno è stracolmo di studenti e non si trova da sedere in nessuna maniera. Arriviamo, scendo dal treno e mi avvio verso la mia destinazione. Il portone è aperto, chiedo indicazioni al portiere e lui mi dice dove andare. Entro e lo vedo: è lì seduto, sta leggendo qualcosa, oddio, non mi ricordavo che era più giovane di me di qualche anno, d’altronde l’ho visto solo una volta ed abbiamo scambiato solo poche parole.
Non lo conosco per niente, di lui so solo nome, cognome e professione. Iniziano a tremarmi le gambe, e spero non si accorga che non sono ancora pronta. Forse sono ancora in tempo a scappare e tornarmene a casa. Mi manca il respiro, il cuore mi pulsa forte nelle orecchie, mi chiedo perché mi sono decisa così tardi nella vita, mi dico che questa cosa andava fatta quando avevo l’età giusta per farla, ma ora forse no. E poi con uno più giovane no. Ma non faccio in tempo a pensare altro, che lui alza la testa, mi guarda e mi chiama. In un attimo, tutto il mondo esterno scompare, siamo solo io e lui. Deglutisco e gli vado incontro con un sorriso.
Con il cuore in gola ma l’anima leggera, vado verso il professore di Diritto Pubblico per sostenere il mio primo esame universitario, all’età di 45 anni, presso la Facoltà di Scienze Politiche di Pisa, corso di laurea in Relazioni Internazionali.
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immagine dal web
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