collettivo culturale tuttomondo Camillo Sbarbaro (Italia)
Afa di luglio. Il canto che non varia
delle cicale; il ciel tutto turchino;
intorno a me, nel gran prato supino,
due fili d’erba immobili nell’aria.
Camillo Sbarbaro
da Resine, Caimo, 1911
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Photo by Johnny McClung on Unsplash
La voce di Camillo Sbarbaro (12 gennaio 1888 – 31 ottobre 1967) è inconfondibile all’interno del panorama poetico del Novecento.
Ligure come Montale, e per questo suo carissimo amico (tanto che Montale gli dedicò una sezione della sua raccolta Ossi di seppia), Camillo Sbarbaro si distingue per essere un”poeta delle piccole cose”.
La sua poesia è un inno alle esperienze quotidiane, alle piccole gioie della vita, agli istanti fugaci delle giornate. Questa “predilezione per le esistenze in sordina” , nelle sue parole, traspare anche dal profondo amore per le forme nascoste della natura che animava Sbarbaro, che oltre a essere poeta è stato uno dei più grandi esperti di licheni al mondo. “Gli incospicui e negletti licheni, a salutarli a vista per nome, pare di aiutarli a esistere”. Il lichene però, per quanto piccolo, è tenacissimo. Vive ovunque. “Non lo scoraggia il deserto; non lo sfratta il ghiacciaio… Teme solo la vicinanza dell’uomo… Il lichene urbano è sterile… Il fiato umano lo inquina”.
Le sue raccolte di poesie portano tutte dei nomi che testimoniano l’attrazione di Sbarbaro per gli aspetti delicati della natura, umana e vegetale: Resine (1911), Pianissimo (1914), Rimanenze (1955), Primizie (1958)
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Il primo libretto di versi di Sbarbaro è intitolato Resine (su suggerimento dell’amico Angelo Barile, mentre l’autore avrebbe voluto intitolarlo Bolle di sapone).
Resine viene pubblicato nel 1911, per iniziativa e a spese dei compagni del liceo classico “Gabriello Chiabrera” di Savona. La fattura del tipografo (la stampa è graficamente bella) è di 140 lire. Il ricavo sarà di 16 lire, con delusa rassegnazione del giovane poeta. Resine cade un po’ nel silenzio, e viene recensito affettuosamente soltanto dall’amico Angelo Barile su un giornale di Savona. Eugenio Montale, sei anni dopo, recensendo un libro di prose liriche di Sbarbaro, Trucioli, su “L’azione” del 10 novembre 1920, liquida sbrigativamente Resine: “Della prima plaquette non mette conto di occuparsi: sonetti e quartine e strofi varie, oneste tutte e decorose, ma niente più. Lo Sbarbaro vero non è ancor nato…”.
(by Luigi De Rosa)
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