cctm collettivo culturale tuttomondo Anna Swirszczyńska (Polonia)
di Anna Swirszczyńska (Varsavia, 1909 – Cracovia, 1984)
Sono uno spazio
disabitato.
Vi prego,
non popolatemi.
Non mettetemi dentro niente.
Né sedia, né speranza di resurrezione,
né tavola pitagorica,
né scopo,
né codice stradale,
né nome, né età, né sesso.
E neppure un’epoca con tutte le sue pene,
né l’appartenenza al genere umano.
Sono uno spazio
disabitato.
Non popolatemi,
non ammobiliatemi,
non mettetemi dentro niente.
Sono uno spazio
allo stato puro.
Perfetta,
non intorbidita,
da tutto
libera.
in Poesia, Crocetti
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trad. Giorgio Origlia
foto Arianna Lago – fair use
Anna Świrszczyńska (1909-1984) è considerata una delle voci più originali della poesia polacca.
Esordisce negli anni ‘30 del Novecento, ma è negli anni ‘70 che la sua poesia conosce una straordinaria e inaspettata fioritura con le raccolte Sono una donna (1972), Ho costruito una barricata (1974) e Felice come la coda di un cane (1978). I suoi temi principali – la condizione femminile, il corpo, l’eros e una irrefrenabile gioia di vivere, affermativo controcanto alla disperazione dell’esistenza – trovano espressione in un verso aforisticamente essenziale, da cui emerge l’autentico modo di essere e di pensare di questa personalità ribelle e eccentrica.
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Poetessa, prosatrice, autrice di drammi e di libri per la gioventù. Debuttò con la poesia “Mezzogiorno”, per la quale fu premiata al Torneo di Giovani Poeti nel 1934. Durante l’occupazione nazista svolse attività clandestina nell’ambiente letterario della capitale, prese parte all’insurrezione di Varsavia (1 agosto-2 ottobre 1944), e lavorò come operaia, cameriera e inserviente d’ospedale.
Quando era già sessantenne cambiò radicalmente il suo linguaggio poetico e segnò una svolta innovatrice nella poesia polacca. Le sue raccolte “Sono una vera donna” del 1972 e “Ho alzato la barricata” del 1974 furono accolte come un fulmine a ciel sereno. Ora nella sua poesia la donna partorisce non solo bambini, ma anche il mondo. Essa assume volti diversi: madre, figlia, amante, donna bramosa, tenera, disperata, piangente per i morti, assistente dei feriti, stravagante o molto pratica. La poetessa raggiunge una grande intensità di sentimenti. Nei suoi versi chiari e semplici non si perita di parlare di sesso senza eufemismi, senza finzioni o falso pudore.
Si autodefiniva una femminista. Le sue protagoniste sono donne coraggiose che non ammettono compromessi: contadine, operaie, casalinghe, madri stanche, donne tormentate dalla vita e dai mariti, donne che restano in eterno conflitto con l’uomo, che la poetessa giudica severamente, spesso con disprezzo e a volte anche con umorismo. (by Paolo Statuti)
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