centro cultural tina modotti Ana María Shua
Quella Che Non C’è di Ana María Shua (Argentina, 1951)
Nessuna ha tanto successo come Quella Che Non C’è.
Anche se è ancora giovane, molti anni di pratica cosciente l’hanno perfezionata nella sottilissima arte dell’assenza. Quelli che chiedono di lei finiscono per accontentarsi di un’altra qualsiasi, che prendono distratti, cercando di immaginare che stringono tra le braccia la migli ore, l’ unica, Quella Che Non C’è.
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La Que No Está de Ana María Shua (Argentina, 1951)
Ninguna tiene tanto éxito como La Que No Está.
Aunque todavía es joven, muchos años de práctica consciente la han perfeccionado en el sutilísimo arte de la ausencia. Los que preguntan por ella terminan por conformarse con otra cualquiera, a la que toman distraídos, tratando de imaginar que tienen entre sus brazos a la mejor, a la única, a La Que No Está.
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Traduzione: Centro Cultural Tina Modotti
dipinto Jocelyn Hobbie
Ana María Shua (Buenos Aires, 22 aprile 1951), è una scrittrice argentina.
Si è avvicinata alla letteratura e ne ha fatto la propria passione in questo modo: «A sei anni qualcuno mi ha messo in mano un libro con un cavallo in copertina. Quella stessa notte ero quel cavallo. Il giorno dopo non mi interessava altro. Volevo il mio mangime, preferibilmente l’avena, e una stalla con fieno pulito e asciutto. Credo di non aver mai sentito prima le parole avena e fieno, ma sapevo che, in quanto cavallo, avevo bisogno di conoscerle. Per una settimana avrei potuto essere Black Beauty, ma ero Azabache, in una traduzione intelligente e libera. Sono stata un cavallo da traino e un cavallo da passeggio, ho ricevuto colpi di frusta, sono quasi morta, sono stata salvata […] e ho raggiunto l’ultima pagina. Poi, con un dolore terribile, sono tornato al mio corpo e ho alzato la testa: il resto del mondo era ancora lì. “Smettila, ti farà male”, diceva mia madre. “Non leggere a tavola” diceva mio padre. Poi ho scoperto che avrei potuto ricominciare. Ed ancora ero Azabache e ancora e ancora. Più avanti ho capito che avrei potuto essere un pirata e molto altro, un uomo, un lamantino, orrore o pietra. Ciò che era appena iniziato nella mia vita non era un’abitudine: era una dipendenza, una passione, una follia.» … continua a leggere su Wikipedia