centro cultural tina modotti Carmelo Bene Lectura Dantis Bologna Paradiso canto XXVII
Della straordinaria performance-evento della Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla Torre degli Asinelli di Bologna del 31 luglio 1981 non c’era, fino a poco tempo fa, alcuna traccia video.
Esisteva solo una piccola clip perché per una serie di concause, la prevista ripresa televisiva annunciata dalla Rai non fu mai realizzata. Ma ecco che, all’inizio del 2006, a 25 anni dall’evento, sbuca da un baule di una (allora giovane) videomaker, Angela Tomasini, una cassetta VHS incisa la sera dello spettacolo in una condizione privilegiata.
Ora, dunque, è possibile per il pubblico, e per i fan di Carmelo Bene, fruire di un prodotto culturale che coniuga in sé la somma poesia di Dante, la sublime interpretazione di Carmelo, la straordinaria cornice delle Torri di Bologna e la dimostrazione della solidarietà civile ai caduti e ai feriti dell’orrenda strage alla stazione di Bologna del 1980, sostenuta dalla partecipazione di circa centomila persone.
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di Rino Maenza, dall’ introduzione a Carmelo Bene Lectura Dantis, Mediateca-Medianova, 2016
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Carmelo Bene Lectura Dantis Paradiso canto XXVII, Bologna 31 luglio 1981
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La Lectura Dantis per voce solista è la prima di una serie di letture della Divina Commedia tenuta da Carmelo Bene, declamata dall’alto della Torre degli Asinelli, il 31 luglio del 1981 per commemorare l’anniversario della strage della stazione di Bologna.
Carmelo Bene Lectura Dantis Paradiso canto XXVII, Bologna 31 luglio 1981
Paradiso canto XXVII
I beati cantano Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo e Dante si sente estasiato mentre i quattro spiriti luminosi splendono davanti ai suoi occhi. Improvvisamente, la luce di San Pietro comincia a rosseggiare, poi si rivolge al poeta, anticipandogli che man mano che parlerà diventeranno rossi anche gli altri spiriti, in segno di indignazione. Il santo afferma che il papa Bonifacio VIII ha trasformato Roma in una cloaca. Con voce alterata, denuncia che la Chiesa ha perso l’antica funzione evangelica ed è divenuta strumento di potere, fonte di privilegi, di divisione e di lotta tra i fedeli, poiché gli ecclesiastici sono diventati rapaci. Perciò San Pietro chiede a Dante di dire, quando tornerà sulla terra, ciò che da lui ha udito.
Beatrice, quindi, invita il poeta a guardare in basso verso la terra ed egli si accorge di essersi spostato a tal punto da poter vedere dall’Atlantico fino alle coste orientali del Mediterraneo. Volge infine lo sguardo sul ridente volto di Beatrice e viene spinto nel Cielo nono, dove ha le sue radici il principio animatore del mondo, che tiene immobile la Terra e fa muovere di moto circolare tutti gli altri Cieli. Il Primo Mobile, contenuto nell’Empireo, comprende tutti gli altri Cieli. Da cui si genera il tempo, che traduce nei Cieli sottostanti le sue manifestazioni visibili.
Biasimando la cupidigia, che rende gli uomini incapaci di portare a compimento i loro buoni propositi a mano a mano che si allontanano dalla fanciullezza, Beatrice conclude affermando che presto i Cieli irradieranno sulla terra tali influssi, che un evento da lungo tempo atteso capovolgerà la rotta del cammino umano, indirizzando l’umanità verso la meta.