cctm collettivo culturale tuttomondo Fabián Vique
Triangolo di Fabián Vique (Buenos Aires, 1966)
Lui preferiva la pioggia. Lei, il sole. Io, la neve.
Lei guardava tutte le telenovelle. Lui, le partite di calcio. Io, troppo poco.
Lei amava Dio su tutte le cose. Lui era ateo. Io, agnostico.
A lui piaceva andare a ballare. A lei i concerti. A me, il cinema.
Lei sfoggiava una premeditata trascuratezza. Lui era sempre impeccabile. Io, non tanto.
Eravamo buoni amici, ma lei era innamorata di lui. Il problema era che lui amava me. Ed io, certo, amavo lei.
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Triángulo de Fabián Vique (Buenos Aires, 1966)
Él prefería la lluvia. Ella, el sol. Yo, la nieve.
Ella miraba todas las telenovelas. Él, los partidos de fútbol. Yo, demasiado menos.
Ella amaba a Dios por sobre todas las cosas. Él era ateo. Yo, agnóstico.
A él le gustaba ir a bailar. A ella los conciertos. A mí, el cine.
Ella lucía un premeditado desaliño. Él estaba siempre impecable. Yo, no tanto.
Éramos buenos amigos, pero ella estaba enamorada de él. El problema era que él me amaba a mí. Y yo, claro, la amaba a ella.
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fotogramma da Ferro 3 – La casa vuota, 2004 -regia di Kim Ki-duk.
Fabián Vique, argentino, è nato a Buenos Aires nel 1966.
È docente di Lingua e Letteratura ispanoamericana e direttore editoriale di Macedonia, casa editrice specializzata in microfinzione. Ha pubblicato un libro di racconti, La tierra de los desorientados (2008), e quattro di microfinzione: La colección de minilibros. Minicuentos (1994), Con las palabras contadas (2003), La vida misma y otras minificciones (2007) e Variaciones sobre el sueño de Chang Tzu (2009). Ha vinto il primo premio del XIV concorso di narrativa breve della rivista «Puro Cuento» e del XII Concurso de Cuentos dell’Università Autónoma di Madrid.
Premio speciale per la regia alla 61ª Mostra di Venezia, dove era stato presentato come “film a sorpresa”, Ferro 3 – La casa vuota rappresenta la consacrazione in occidente, non solo a un pubblico festivaliero, di Kim Ki-duk, che racconta una storia d’amore pura all’interno di un mondo corrotto, una canzone di due esseri umani che tendono ad astrarsi dalla società, attraverso un’esistenza eterea che funziona con la comunicazione non verbale e con l’invisibilità.