collettivo culturale tuttomondo Sylvia Plath (USA)
Sono giovane, ingenua, infantile; dal punto di vista emotivo, una sedicenne. Le mie reazioni sono troppo ovvie, troppo facili da suscitare. Mi entusiasmo per un nonnulla e ricamo problemi su fatti puri e semplici. Finisco per mettere l’uomo su un piedistallo troppo alto e resto senza fiato per l’ammirazione. Ah e poi sono sempre a caccia di complimenti e lo negherei con violenza se solo non venissi scoperta.
Sylvia Plath
da Diari, Adelphi, 2004
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foto: Sylvia Plath
Quando si comincia a leggere questi Diari, si ha l’impressione di seguire le febbrili annotazioni di una bella ragazza americana che scopre l’Europa, con i calzini bianchi e un boyfriend al seguito.
Tutto vibra, tutto sprizza energia, c’è un senso di attesa che si impone su tutto. Ma presto ci accorgiamo che le cose non stanno esattamente così. O meglio: non soltanto così.
Troppo preciso è il segno delle parole, troppo snebbiato lo sguardo, troppo inquietante lo sfondo psichico che si intravede.
Così ci immergiamo in una lettura sempre più appassionante e talvolta angosciosa: il giornale di bordo di una sensibilità acutissima, lacerata e drammatica, quella di una scrittrice che, per i suoi versi e per il suo tragico destino, è presto diventata, nei nostri anni, un magnete e un emblema per molti lettori – ovvero anche, come si dice con inconsapevole esattezza, un «culto».
Questo volume raccoglie parte dei diari che la Plath scrisse tra il 1950 e il 1962, e che furono pubblicati per la prima volta nel 1982.
Sylvia Plath, nota anche con lo pseudonimo di Victoria Lucas (Boston, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963), è stata una poetessa e scrittrice statunitense.
Conosciuta per le sue poesie, scrisse il romanzo semi autobiografico La campana di vetro (The Bell Jar) sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas. La protagonista del libro, Esther Greenwood, è una brillante studentessa dello Smith College, che inizia a soffrire di disturbo depressivo durante un tirocinio presso un giornale di moda newyorkese. La trama ha un parallelo nella vita di Plath, che ha trascorso un periodo presso la rivista femminile Mademoiselle, successivamente al quale, in preda a un forte stato di depressione, tentò il suicidio.
Assieme ad Anne Sexton, Plath è stata l’autrice che più ha contribuito allo sviluppo del genere della poesia confessionale, iniziato da Robert Lowell e William De Witt Snodgrass[2]. Autrice anche di vari racconti e di un unico dramma teatrale a tre voci, per lunghi periodi della sua vita ha tenuto un diario, di cui sono state pubblicate le numerose parti sopravvissute. Parti del diario sono invece state distrutte dal marito, il Poeta Laureato inglese Ted Hughes, da cui ebbe due figli, Frieda Rebecca e Nicholas. Morì suicida all’età di trent’anni (fonte Wikipedia)
collettivo culturale tuttomondo Sylvia Plath (USA)