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Tonino Guerra (Italia)

10/11/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Tonino Guerra

La mia casa a Pennabilli di Tonino Guerra (Italia)

Adesso abito quassù
in una casa di montagna
e passo il tempo con delle foglie secche
che le metto in fila sopra uno scalino;
o vado a toccare quei fili d’acqua
che saltellano giù da una fessura di sassi
dove le trote stanno accovacciate al fresco
e Silvestro le prende con le mani
come fanno i gatti con le farfalle.
Mi piace anche fare dei conti
con un’aritmetica elementare:
due e due quattro sei e sei dodici
se vai a comprare sette uova e tre cadono
a terra, quante ne restano sane?
O altrimenti faccio delle righe sulla sabbia
del cortile, delle aste una dopo l’altra
per ricordare la sveltezza
delle gambe di una volta e l’aria
piena di lucciole e la bicicletta
e la fionda, gli aquiloni
e laggiù per ogni Ferragosto
il mare che stava disteso dietro montagne
di sabbia come una bestia buona
sotto le carezze del padrone.
Il pomeriggio sto seduto a guardare
la valle e la montagna in fondo
con tutti i campi che sembrano stracci
ad asciugare al sole e ogni tanto le strisce
rosse dei papaveri, dei mucchietti di case
come dei nidi di rondini appoggiati a terra
e la gente piegata a lavorare
piccola come la polvere e io seduto
con tutta ’sta roba dentro gli occhi
e con la memoria che è diventata bianca
e su questo lenzuolo ogni tanto passa
la voce della mia povera mamma
e l’odore delle mele cotogne
che stavano in cima all’armadio.

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illustrazione Tonino Guerra

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Tonino Guerra, poeta, scrittore e sceneggiatore di fama internazionale, è nato il 16 marzo 1920 a Santarcangelo di Romagna, dove è scomparso il 21 marzo 2012.

Vissuto per trent’anni a Roma, con lunghe soste in Russia, divenuta sua seconda patria, alla fine degli anni ’80 si è trasferito a Pennabilli, antica città malatestiana del Montefeltro, dove era solito trascorrere lunghi periodi estivi, e nella quale è sepolto.

Figlio di genitori contadini (alla madre analfabeta insegnerà a scrivere), durante la seconda guerra mondiale viene deportato in Germania e rinchiuso in un campo d’internamento dove inizia a comporre i primi versi in lingua romagnola. Nell’immediato dopoguerra pubblica la sua prima raccolta di poesie in dialetto, I scarabócc. A questa ne seguono altre, fra le quali I Bu (1972), pietra miliare nella sua opera letteraria. Come prosatore esordisce nel 1952 con il racconto La storia di Fortunato, edito nella collana Einaudi I Gettoni diretta da Elio Vittorini. Pubblica cinquanta libri fra racconti e poesie, vincendo numerosi premi: il Pirandello, il Pasolini, il Gozzano, il Nonino, il Carducci e il Comisso.

Dai primi anni ’50 si è dedicato alla sceneggiatura e ha scritto per i più grandi registi dell’epoca, compresi Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, i fratelli Taviani, Elio Petri, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Theo Anghelopulos e Andrej Tarkovskij. Oltre 120 i film da lui sceneggiati, da L’Avventura di Antonioni ad Amarcord di Fellini, vincitore del Premio Oscar. Nella sua lunga carriera ha collezionato quattro David di Donatello, tre nomination all’Oscar, l’Oscar Europeo del Cinema come Miglior Sceneggiatore e una Palma d’Oro a Cannes.

Artista multidisciplinare, alla stregua dei grandi umanisti del Quattrocento, ha espresso i temi della sua poesia nelle più diverse forme artistiche, come si evince dalla collezione delle sue opere in esposizione al museo permanente Nel mondo di Tonino Guerra a Santarcangelo di Romagna.

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La mia casa a Pennabilli di Tonino Guerra (Italia)

 
 

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: Mimmo Jodice, Vedute di Napoli, Opera 8, 1980 … https://cctm.website/mimmo-jodice-italia/
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Ho paura di vederti necessità di vederti speranza Ho paura di vederti
necessità di vederti
speranza di vederti … https://cctm.website/ezio-falcomer-legge-mario-benedetti/

Ezio Falcomer legge Mario Benedetti
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Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e qu Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e quando si incontrava anima viva era un ragazzo che andava o tornava, lungo la linea, per cogliere i frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra.
Elio Vittorini

[Conversazione in Sicilia]

dipinto Renato Guttuso
Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https:/ Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https://cctm.website/doris-bellomusto-cosa-so-dellamore/
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Non ho mai capito dove finisce l’amore che non u Non ho mai capito dove finisce
l’amore che non usi.
Vorrei, da brava massaia,
usarne gli avanzi per le polpette, concimarci le piante … https://cctm.website/stella-poli-italia/
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Tra due persone accade che talvolta, molto raramen Tra due persone accade che talvolta, molto raramente, nasca un mondo.

Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla.

Martin Heidegger

foto Laura Makabresku
Non sono solitario, le dissi. E stavo per aggiung Non sono solitario, le dissi. 
E stavo per aggiungere: sono solo, è diverso.

Stefano Benni

foto Kento Izumi‎
Non si può vedere il sospiro, la speranza, l'atte Non si può vedere il sospiro, la speranza, l'attesa, la verità. 
Non si può vedere il tuo nome chiuso nella mia gola, il tuo “sì” nel mio sangue, la sete e la fame che ora chiedono solo di te, e il nodo che mi hai stretto alle viscere, e l'affanno di non saperti seguire, se non con il mio passo lento, che esiste solo in funzione del tuo, che sa solo la strada che vedi tu. 

L'acqua che nutre non resta in superficie. E' invisibile.

Luciana Manco

foto @maleyphoto
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
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come avrei potuto … https://cctm.website/idea-vilarino-uruguay-2/
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ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l’alfabeto. Spero che tu possa leggerla nel pieno della tua giovinezza ... https://cctm.website/andrea-camilleri-lettera-a-matilda/
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🍁🍂 🍁🍂
Qual è la parola per dire che non si hanno più s Qual è la parola per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto. Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore, perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile, un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.

Antonella Anedda 

 foto © Nini Kubaneishvili
Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi s Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera. 

Emil Cioran
foto Saul Leiter
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna di Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.

Albert Camus

foto keristi  k
di Maya Angelou Ho imparato che qualsiasi cosa a di Maya Angelou 

Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà  migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.
Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Ho imparato che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

illustrazione Ofra Amit
Carezze, ecco. Io se fossi una mano sognerei care Carezze, ecco. 
Io se fossi una mano sognerei carezze, quel bel contatto che consola la pelle che le riceve e anche quella che le fa.

Sergio Claudio Perroni

Foto: Laura Makabresku
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