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Stefania Diedolo (Italia)

21/09/2021 By carlaita

centro cultural tina modotti Stefania Diedolo (Italia)

di Stefania Diedolo (Italia)

Sono sempre stata solitaria, lievemente asociale, forse a causa di quell’ombra irraggiungibile che accompagna ogni mio sorriso.

Godo di una solarità che ha un retrogusto lunare, bifasico, un marchingegno poco comprensibile, non direi ambiguo, ma certamente intellegibile. Imparai a parlare da sola e conservare sogni e talenti come fossero oro a sette anni. Non mi vedevo per ciò che ero, ma se parlavo con gli altri le loro intenzioni collimavano di rado con le mie e nel tempo scelsi alleati sicuri come i muri, gli angoli, gli spazi poco affollati.

Il mio spirito è così vecchio che a dieci anni conoscevo già l’apatia e il senso di colpa, sapevo che la vita mi avrebbe chiesto il conto continuamente e le salite sarebbero state più delle discese. Me lo sentivo addosso, un po’ come il cappotto rosso che avevo ereditato da mia cugina e pesava sulle spalle come una coperta di lana fuori stagione.

Chi pensa che sono indistruttibile non vede l’impalcatura che ho costruito giorno per giorno, mese per mese, anno su anno. La fragilità che tanto amo andava preservata, dai compagni di classe, le catechiste, gli insegnanti. Tutto sarebbe stato immensamente grande solo osservato dal di dentro, l’esterno non l’ho mai saputo coltivare come un deterrente o un incentivante alla simpatia, l’attrazione erotica, il dissenso.

Ero nata sola, vivevo sola e mi sentivo sola anche tra la gente, molto più inconsapevolmente di quanto lo fossero gli altri.

Molto più che onesta, quasi spiazzante.

La mia compagna di vita si chiama malinconia, tutto di me odora di lei, dall’educazione al rispetto per le situazioni, le responsabilità. Sono stata una bambina anziana e sono una donna già vecchia, non mi costa niente ammetterlo e mi arricchisce saperlo. Un giorno imparerò a parlare agli umani come faccio con gli animali, con loro non ho mai paura d’essere fraintesa, non devo tristemente rispondere a domande fuori luogo, pretese fuori margine d’assoluzione. Un giorno questa trasparenza diverrà materia e le rose del mio giardino interiore fioriranno anche d’inverno, me ne andrò via da ciò che tortura e non tornerò mai più.
_
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di Stefania Diedolo (Italia)

Siempre fui solitaria, levemente asocial, quizás a causa de esa sombra inalcanzable que acompaña mi sonrisa.

Gozo de un brillo que tiene un retrogusto lunar, bifásico, un artilugio poco comprensible, no diría ambiguo, pero ciertamente inteligible. Aprendí a hablar por mí misma y guardar sueños y talentos como si fueran oro a los siete años. No me veía por lo que era, pero si hablaba con los demás sus intenciones raramente coincidían con las mías y en el tiempo escogí aliados seguros como muros, las esquinas, los espacios poco atestados.

Mi espíritu es así de viejo que a los diez años conocía ya la apatía y el sentido de culpa, sabía que la vida me habría pedido la cuenta continuamente y las subidas habrían sido más que las bajadas. Me lo sentía encima, un poco como el abrigo rojo que había heredado de mi prima y pesaba sobre los hombros como una cobija de lana fuera de estación.

Quien piensa que soy indestructible no ve el andamio que he construido día a día, mes a mes, año sobre año. La fragilidad que tanto amo había que preservarla, de los compañeros de clase, los catequistas, los maestros. Todo habría sido inmensamente grande solo si observado desde adentro, el exterior nunca supe cultivarlo como un disuasivo o un incentivo para la simpatía, la atracción erótica, el disenso. Había nacido sola, vivía sola y me sentía sola también entre la gente, mucho más desavisada de cuanto lo fueran los demás.

Mucho más que honesta casi desequilibrante.

Mi compañera de vida se llama melancolía, todo en mí a ella huele, de la educación al respeto por las situaciones, las responsabilidades. He sido una niña ya vieja, no me cuesta nada admitirlo y me enriquece saberlo. Un día aprenderé a hablar a los humanos como hago con los animales, con ellos nunca tengo miedo de ser malinterpretada, no tengo tristemente que responder a preguntas fuera de lugar, pretensiones fuera del margen de la absolución. Un día esta transparencia se volverá materia y las rosas de mi jardín interior florecerán también en invierno, me iré de lo que tortura y no volveré jamás.
_

Traduzione: Centro Cultural Tina Modotti
illustrazione Lilliana Comes

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Sono sempre stata solitaria … Siempre fui solitaria … di Stefania Diedolo (Italia)

 
 

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Mi sono seduto anche a tavole sontuose dove i bicc Mi sono seduto anche a tavole sontuose
dove i bicchieri vanno secondo i vini
e uomini di molto più eleganti
s'aggirano a servire le pietanze.
Ma so meglio la tavola dove si strofina il fondo della scodella
con il pane e le dita arruginite
mensa di panche basse a mezzogiorno
di fiati vergognosi di appetito.
Non bisbiglio di commensali a commerntare il pasto
ma di gole indurite che inghiottiscono
per rimettere forza di lavoro
e non portano eretti alla bocca la posata
ma si calano sopra, adedentano a mezz'aria
per nascondere il magro del boccone
il quasi niente avanzo della sera.
E di cibo non parlano per il timore di nominarlo invano.

Erri De Luca

dipinto ©️Bernard Buffet
Ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogn Ci vuole un gran fisico per correre dietro ai sogni.

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Ogni ruga sui nostri volti e’ una storia vissuta Ogni ruga sui nostri volti e’ una storia vissuta con coraggio, orgoglio, sorriso, pianto, amore.
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Alda Merini

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Prometto di amarti e rispettarti, finché morte no Prometto di amarti e rispettarti, finché morte non ci separi - disse, guardandosi allo specchio. 
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Si può paragonare la vita a un tessuto ricamato, Si può paragonare la vita a un tessuto ricamato, di cui ognuno può vedere il lato esterno nella prima metà della sua esistenza, e il rovescio nella seconda: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, poiché lascia riconoscere la connessione dei fili.

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L'amore a mano aperta Io non ti do il mio amore c L'amore a mano aperta

Io non ti do il mio amore come fanno
le altre donne, in uno scrigno freddo
d'argento e perle, né ricco di gemme
rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;
né in un nodo, e nemmeno in un anello
lavorato alla moda, con la scritta
"semper fidelis", dove si nasconde
un'insidia che ottenebra il cervello.
L'Amore a mano aperta, questo solo,
senza diademi, chiaro, inoffensivo:
come se ti portassi in un cappello
primule smosse, o mele nella gonna,
e ti chiamassi al modo dei bambini:
- Guarda che cos'ho qui! – Tutto per te -.

Edna St. Vincent Millay

Illustrazione Liliana Comes
Etimologia di amore. dal latino: [amare]. Un'etim Etimologia di amore. 
dal latino: [amare]. Un'etimologia falsa ma
estremamente poetica vuole che derivi dal latino [a-mors], senza morte.
Parola arcinota, pronunciata tanto spesso come capita a poche. L'etimologia mette in luce
l'archetipicità di questo sentimento: "amore" non deriva da altre, non è composta: la sua radice significa se stessa. Quasi non pare artificiale.
Altro paio di maniche è scegliere i sensi, i significati e
il respiro che si vuole dare a questa parola - a questo sentimento. Naturalmente ha un'ottica soggettiva, e il tema sarebbe complicatissimo. Ma su una cosa si può concordare: tanto più ampio e consapevole e tanto più profondo e coltivato è il significato che le diamo, tanto è meglio per la nostra intera vita.
Prevért scriveva: 
La vita è una ciliegia
la morte il nòcciolo
l'amore il ciliegio.

illustrazione Amanda Cass
A volte abbiamo bisogno solo di qualcuno che ci di A volte abbiamo bisogno solo di qualcuno che ci dica che andiamo bene così, anche con i nostri vuoti.

Roberto Emanuelli
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
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