collettivo culturale tuttomondo Piero Ciampi (Italia)
Per sapere cos’è la solitudine bisogna essere stati in due
Piero Ciampi
immagine dal web
Piero Ciampi (Livorno, 28 settembre 1934 – Roma, 19 gennaio 1980) è stato un poeta e un cantautore italiano.
Cantautore livornese riscoperto post mortem, con una carriera paragonabile a quella di un poeta maledetto, una vita costernata di problemi e di dipendenze da alcool; poeta e cantante, vagabondo con una sensibilità fuori dal comune, reietto tanto della società quanto dello spettacolo.
Solo dopo la morte venne riconosciuto dalla critica come uno dei padri della canzone d’autore. I testi delle sue canzoni raccontano il mondo delle persone deboli, degli emarginati; vite disgraziate, minate dal dolore e dall’ingiustizia.
Amava prendere di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese. Al contempo cantava il lato oscuro della vita.
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collettivo culturale tuttomondo Piero Ciampi (Italia)
Le canzoni, il vino, le fughe, gli amori. Dall’oscura gavetta come unico chansonnier italiano a Parigi, ai capolavori degli anni 70 che reinventeranno la nostra musica d’autore.
Piero Ciampi è un’eccezione assoluta. Una porta che si spalanca sui mondi più oscuri e (im)possibili della patria canzone. Una vita a precipizio: fuori dalle logiche e dagli schemi.
Piero Ciampi, ogni notte, collezionava donne di cui poche ore dopo a stento ricordava il nome, solo due ne ha amate veramente e le ha perse entrambe, per colpa sua e per sempre. Piero Ciampi cominciava a bere di primo mattino, per schiarirsi le idee, innaffiandole e mescolandole in piccole poesie fino a che il sonno non concedeva una tregua ai suoi cattivi pensieri. Piero Ciampi si dà con tutto se stesso alle persone che incontra oppure le prende a pugni.
Qualsiasi cosa pur di abbattere a colpi di scure la foresta d’indifferenza che lo circonda. Piero Ciampi è amico degli scaricatori, degli stradini, dei disoccupati come e più di quanto può esserlo di intellettuali come Moravia, Bene o Schifano. Piero Ciampi si fa pagare cinquecentomila lire (degli anni Settanta!) per cantare mezza canzone e mandare affanculo il pubblico. Piero Ciampi è odiato dai colleghi, dai discografici, dalle radio e dalle televisioni. Piero Ciampi sputa in faccia al successo ogni volta che può e, scommetteteci pure, gode come un pazzo a mandare tutto in vacca.
L’unica formalità a cui tiene, a questo mondo, è che lo si chiami poeta e tanto briga che riesce a farsi stampare, a chiare lettere, questa bestemmia dell’industria culturale perfino sul suo passaporto lercio e spiegazzato, alla voce “professione”. (by Simone Coacci)