cctm collettivo culturale tuttomondo Orchestra Teatro La Fenice Venezia
Orchestra Teatro La Fenice, Boléro, Maurice Ravel
L’Orchestra del Teatro La Fenice esegue il Boléro di Maurice Ravel, 2 luglio 2020 (versione smart working)
Il Boléro è una composizione di Maurice Ravel del 1928; nato come una musica da balletto è divenuta celeberrima come brano da concerto. È sicuramente il bolero più famoso mai composto, nonché l’opera più popolare del compositore.
Il Boléro andò in scena all’Opéra national de Paris il 22 novembre 1928, diretto da Walther Straram con la coreografia di Bronislava Nijinska; protagonista fu Ida Rubinštejn, le scene e i costumi realizzati da Alexandre Benois. Ravel non fu presente alla prima; un contratto impegnativo lo aveva costretto a partire per una tournée in Spagna di ben nove concerti; rientrò a Parigi in tempo per assistere all’ultima rappresentazione. Il balletto, pur molto innovativo, ottenne una buona accoglienza, non prevedibile vista l’audacia della partitura.
Un vero e proprio successo si ebbe alla prima esecuzione concertistica che avvenne l’11 gennaio 1930 con l’Orchestre Lamoureux diretta dallo stesso Ravel; la risonanza fu tale da indurre subito il musicista a realizzarne un’edizione discografica. Il 78 giri registrato per la Polydor Grammophon da Ravel era destinato a diventare uno dei primi grandi successi della musica incisa su disco.
Moltissimi da allora furono i direttori che vollero cimentarsi con la partitura, non sempre con risultati degni di nota. L’autore aveva dato indicazioni precise sull’esecuzione del suo lavoro: “Mi auguro vivamente che nei riguardi di quest’opera non ci siano malintesi. Essa rappresenta un esperimento di una direzione particolarissima e limitata… Dopo la prima esecuzione ho fatto preparare un avviso in cui si avvertiva che il brano da me composto durava diciassette minuti.”
Nota è la vivace polemica sorta fra Ravel e Arturo Toscanini dopo che il celebre direttore condusse il Boléro a New York in prima esecuzione il 4 maggio 1930, affrettando esageratamente il tempo e allargando il movimento nel finale. L’autore ricordò a Toscanini che la sua opera andava eseguita con un unico tempo dall’inizio alla fine e nessuno poteva prendersi certe libertà. Quando il direttore gli disse: “Se non la suono a modo mio, sarà senza effetto”, Ravel disse: “i virtuosi sono incorreggibili, sprofondati nelle loro chimere come se i compositori non esistessero” (fonte Wikipedia)
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