cctm collettivo culturale tuttomondo Marilù Eustachio (Italia)
foto: uno dei taccuini di Marilù Eustachio
Il diario è stato per tutti, e fin dalla sua prima invenzione, quella scrittura intima a cui si consegna la parte più segreta e fragile di sé stessi, ma anche quella più ostinata e più visionaria. Marilù Esustachio ha coltivato con una grande invenzione e qualità questo genere “ritroso” e riservato; ha dato a quei Taccuini nascosti, che tutti noi conserviamo in cassetti dimenticati, un plusvalore di bellezza e di senso che li hanno trasformati da “confidenze” in “opera”. Il diario fu definito una volta “il barometro dell’anima” e quelli di Marilù Eustachio per misurare, con la precisione voluta, la variabilità e la mobilità dell’anima, chiedono il concorso degli schizzi, delle parole, dei disegni e dei colori. Perciò, io credo che questi Taccuini siano degli oggetti emozionanti e complessi; non tutti possono e devono essere letti, alcuni sono “segreti” e questa riserva di senso non rivelato è come il potenziale che infiamma e rafforza l’intera opera.
Graziella Lonardi Buontempo dal catalogo Il labirinto del tempo, “Taccuini 1986-2005” a cura di Perter Weiemair, Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 2005
Marilù Eustachio (Merano, 1934 – Roma, 2024) è stata una poliedrica artista italiana, nota per il suo lavoro come pittrice, disegnatrice e fotografa.
La sua formazione e carriera artistica si sono sviluppate principalmente a Roma, dove si è trasferita in giovane età.
Dopo aver conseguito la maturità classica a Roma, Eustachio ha seguito un corso triennale per pubblicitari e ha ricevuto una borsa di studio dall’Accademia di Francia. Successivamente, si è iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia, approfondendo la ricerca sulla percezione visiva, che ha influenzato sia il suo lavoro pittorico che fotografico.
Per vent’anni, Eustachio ha insegnato pittura nelle sezioni di custodia preventiva e negli Istituti di Osservazione per Minorenni, dimostrando un impegno sociale attraverso la sua arte.
L’opera di Marilù Eustachio si caratterizza per una doppia vocazione: letteraria e figurativa. I suoi taccuini, realizzati fin dall’infanzia, sono un esempio di questa fusione, combinando immagini, scritti e trascrizioni. Susan Sontag ha descritto il suo lavoro come “un raccogliere, accumulare, costruire e lasciar tracce”.
Negli anni ’60, Eustachio è stata tra i fondatori del collettivo di giovani artisti “Il Girasole”.
Dal 1968, ha iniziato un lungo ciclo di studi monocromi sul ritratto.
Nel 1974, ha cambiato approccio, iniziando una serie di quadri bianchi con garza su tela.
Dal 1985, ha avviato una serie di studi sull’amore, molti dedicati a Emily Dickinson.
Eustachio ha iniziato a fotografare all’età di sei anni, quando suo padre le regalò la prima macchina fotografica. La sua fotografia si è concentrata principalmente su nature morte e oggetti trovati.
I taccuini sono diventati una parte fondamentale della sua pratica artistica dal 1986. Ad oggi, ne ha realizzati circa 330, caratterizzati da una miscela di tecniche che uniscono arti figurative e letteratura. Questi taccuini fungono da ponte tra le sue opere pittoriche e il suo processo creativo.
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