cctm collettivo culturale tuttomondo Maria Borio (Italia)
di Maria Borio (Italia)
Come si forma la neve come si forma il vetro
come la differenza di temperatura
tra qui e fuori diventa una famiglia,
il vetro mastica, il fuoco mastica
il fumo arriva dalle case calde
dal cemento o dagli uccelli neri.
Dietro alle grate di ferro ci sono i vetri opachi,
dietro i vetri c’era il magazzino,
c’è una scuola con i bambini del paese,
c’eri tu a trovare nell’erba sotto le finestre,
ci sei tu ascoltandoli adesso
una mamma che fa ripartire
gli uccelli neri da un palmo.
Eppure vorresti dargli quello che dà un padre,
il padre concentrato a difendere
e aumentare, conoscere l’archivio.
La tradizione è una strana orma
che il centro del corpo lascia all’atmosfera
con un’idea inverosimile
perché contava l’erba e vedeva le grate
per sapere come si tenevano alla terra e al muro.
Molti anni fa eri in mezzo a quei bambini
e pensavi di non esserlo. Molti anni avanti
ti diranno l’opposto e l’identico, come si vede,
come si forma la neve come si forma il vetro,
come accade sempre dentro, nessuno l’aspetta.
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da Trasparenza, interlinea, 2019
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foto: Maria Borio
Con Trasparenza, che si può considerare la sua raccolta d’esordio, Maria Borio risponde a un’urgenza poetica che assegna alla forma il ruolo fondamentale di contornare l’esperienza in un momento di profonda confusione storica e culturale.
Come ella stessa scrive nella Nota al testo conclusiva, «il trasparente è la sintesi, il puro e l’impuro sono la tesi e l’antitesi. La sintesi del mondo digitale è il grande vetro attraverso cui traspaiono il puro e l’impuro mescolati, l’umano e il non umano, la velocità e la prospettiva. L’uno altro limite dell’altro».
Ecco quindi che in poche parole un intero universo significante è delineato: la trasparenza è frutto di una lotta tra elementi spuri, lotta la cui soluzione può essere solo apparente.
E’ ciò che avviene nel mondo digitale, con i suoi schermi apparentemente trasparenti e in realtà pieni di sottili congegni, e con le sue identità liquefatte nell’indifferenziato rumore della parola in rete. La poesia si assume il compito di restituire forma a ciò che rischia di diventare informe, di ridare concretezza a ciò che rischia di dissolversi in un confuso baluginare di pixel laddove prima era ordinata struttura di atomi.
Nomi di figure geometriche o di parti di esse, nomi di parti del corpo, e un costante esercizio critico –già esercitato altrove da Maria, critica e studiosa prima che poetessa- sono i segnali di questa esigenza tutta contemporanea, ma consustanziale da sempre al far poesia. La poesia di Maria ha un carattere marcatamente orizzontale, rifugge picchi espressivi e voli lirici, elude ogni facile verticalità, e si consegna al lettore consapevole come un esercizio di veglia attuato in vista del sonno della ragione, come un tentativo di contrapporre l’essenziale all’inessenziale prima che cadano entrambi nell’indifferenziato.
Ed essenziali, sembra dirci Maria, sono due cose: la forma dell’esperienza e i rapporti umani quando assumono la forma dell’incontro e della conoscenza. (by Giorgio Galli)
Come si forma la neve come si forma il vetro