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I Fiori del Male – Donne in manicomio nel regime fascista è una mostra foto-documentaria che racconta le storie di donne che nel periodo fascista vennero recluse in manicomio perchè non conformi agli stereotipi culturali dell’ epoca.
Mostra e catalogo, curati da Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante, realizzati grazie alla Fondazione Università degli Studi di Teramo insieme all’ Archivio di Teramo e al Dipartimento di salute mentale della Asl di quella città, aprono non tanto e non solo sullo scontato orrore dei vissuti in situazioni terribili, ma sulla protervia, l’indifferenza, la freddezza burocratica, l’ inesorabilità di certificati medici che consegnarono tante italiane ai due manicomi aperti in Sardegna, cinque in Sicilia, sette tra Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, i restanti nel centro-nord con punta massima negli undici della Lombardia.
La prima ricoverata si chiamava Antonia. Il giorno in cui entrò nel manicomio Sant’Antonio Abate di Teramo aveva ventisei anni. Internata nel settembre del 1881 con la diagnosi di “idiozia”, morì dopo 14 anni di isolamento a causa di un’infezione acuta della pelle. Così, almeno, c’è scritto sui referti clinici dell’epoca. Nei decenni successivi seguirono la sorte di Antonia centinaia di altre donne.
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Archivio di Stato di Teramo -Fondo Ospedale Psichiatrico Sant’ Antonio Abate di Teramo
immagine dal web
Il Centro Cultural Tina Modotti è oggi una delle realtà più interessanti, in Sud America, fra le tante che si occupano di cultura e che, soprattutto, hanno un riferimento più o meno diretto con l’Italia. Il Centro nasce su iniziativa di Antonio Nazzaro, poliedrica figura di intellettuale, da quasi vent’anni trasferitosi nei paesi del Sud America e dell’America Centrale, dove, fra Messico e Venezuela, ha dato vita a numerosissime iniziative diventando un punto di riferimento per chi ama la poesia.
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