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Enzo Farías Molina (Chile)

31/01/2025 By carlaita

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Campi di ghiaccio di Enzo Farías Molina (Santiago de Chile, 1980)

Potenti passi di fuoco e tuono
incendiano i miei campi di ghiaccio.
A metà di questa vita il tempo sembra intero,
morde le parole, brucia e si precipita,
nasconde i suoi labirinti, vuole conservarli per un altro momento.
Palpitante, tormentato, ti vuole morto in vita.
Questa domenica ha tardato tanto ad arrivare.
Quando mi sono svegliato, ero ancora addormentato,
guardando nuvole dalla finestra,
scie diffuse, disegnate da qualche sonda spaziale.

I momenti scompaiono, ma pesano sulla schiena.
Un’intera avventura di lampi e lucine,
delizie stimolate da una bontà fraintesa
e dalla sospettosità sempre in agguato.

Il bianco nel bianco,
e io a un soffio dal farmi saltare la testa,
rotolo per le pianure di un tempo sicuro,
ma che non è ciò che mi aspettavo.
Quando sono arrivato, tutto era già lontano,
proprio come immaginavamo quel giorno.
Le fonetiche si ripetono instancabili, nessuno respira vicino.
Sembra che oggi non ci saranno ombre da inseguire.

Pesci sfocati avvolgono le mie veglie,
le ossa recise fino alla radice, la massa assente;
qualcosa ruggisce, scomodo, esposto,
come se una fine difficile da comprendere
lanciasse cento immagini al minuto,
sbarcandole nella tiepidezza dei sussurri,
sostenendole sulle spalle di un pendolo:
a metà strada tra effemeridi e vapore,
tra tempeste elementari e la mia carne, che non riesce a fuggire.

Presto è caduta la notte.
Molti nemmeno se ne accorgono, soggiogati da una melodia ipnotica
—appena udibile—;
molti nemmeno si rendono conto di essere già morti.
I malati decollano verso lo spazio siderale.

Il sole corregge la sua posizione.
Io, intanto, liberato dalla quiete,
ordino le carte abbandonate, mal distribuite e mai giocate.
Troppo freddo nella notte, nella bocca e nei contatti.
L’astro avanza, riporta i giorni a suo favore,
gioca le carte —nascoste nella sua manica— e divora la mia anima.
Rimango aperto, tagliato lungo il corpo:
spezzato in due, poi in quattro,
in otto, in sedici, in trentadue;
disperso nell’aria, sparso ai quattro venti.
Ora mancano troppe pezzi.
Il puzzle non si può ricomporre.

Avrei voluto annegare quel giorno,
quando le onde erano così calme e io così perduto.

Enzo Farías Molina chile poesia Campi di ghiaccio cctm a noi piace leggere

Campos de hielo de Enzo Farías Molina (Santiago de Chile, 1980)

Poderosos pasos de fuego y trueno
incendian mis campos de hielo.
A mitad de esta vida el tiempo parece entero,
muerde las palabras, arde y se precipita,
esconde sus laberintos, quiere guardarlos para más adelante.
Palpitante, friccionado, te quiere muerto en vida.
Este domingo demoró tanto en llegar.
Cuando amanecí seguía dormido,
mirando nubes por la ventana,
estelas difusas, dibujadas por alguna sonda espacial.

Los momentos desaparecen, pero se cargan en la espalda.
Toda una aventura de relámpagos y lucecitas,
deleites azuzados con la bondad mal entendida y la suspicacia a flor de piel.

El blanco en el blanco,
y yo a nada de volarme la cabeza,
ruedo por las planicies de un tiempo seguro,
pero que no es lo que esperaba.
Cuando vine, ya todo estaba lejos,
tal y como imaginamos ese día.
Las fonéticas se repiten incansables, nadie respira cerca.
Parece que hoy no habrá sombras para perseguir.

Peces desenfocados cobijan mis desvelos,
los huesos talados desde la raíz, la masa ausente;
algo ruge, inconveniente, propenso,
como si un final duro de comprender
lanzase cien imágenes por minuto,
las desembarcara en la tibieza de los arrullos,
las soportase en los hombros de un péndulo:
a medio camino entre efemérides y vaho,
entre tormentas elementales y mi carne, que no consigue escapar.

Temprano ha caído la noche.
Muchos ni se enteran, sometidos a una melodía sucedánea
—apenas se puede escuchar—;
muchos ni se enteran de que venían muertos desde antes.
Los enfermos despegan hacia el espacio sideral.

El sol corrige su posición.
Yo, en tanto, liberado del sosiego,
ordeno las barajas abandonadas, mal repartidas y sin jugar.
Demasiado frío en la noche, en la boca y en los roces.
El astro embiste, retrocede los días a su favor,
juega las cartas —ocultas bajo su manga— y se devora mi alma.
Me quedo abierto, rebanado a lo largo:
partido en dos, luego en cuatro,
en ocho, en dieciséis, en treinta y dos;
disperso por el aire, repartido a los cuatro vientos.
Ahora faltan demasiadas piezas.
El rompecabezas no se puede rearmar.

Quisiera haberme ahogado aquel día,
cuando las olas estaban tan calmadas y yo tan perdido.

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foto: Enzo Farías Molina

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Enzo Farías Molina (Santiago del Cile, 1980). Scrittore, compositore e produttore musicale. Attualmente risiede nel porto di Coquimbo.

Tra le sue opere letterarie c’è la raccolta di poesie “Libro nero: testi e narrazioni apocrifi (episodi I e II)”, una raccolta di poesie ed esercizi letterari pubblicata attraverso La Página de los Cuentos tra il 2008 e il 2009; “Come siamo arrivati vivi a questo posto?” (2014) e “Episodi: Libro tre” (2017). Nel 2022, il suo racconto “L’uomo che ha dato fuoco al mondo” ha vinto il secondo premio nel III Concorso di testi brevi Beatriz “Tati” Allende Bussi, organizzato dalla Piattaforma Socialista del Cile. Successivamente, le poesie “Dalla valle all’interno” (2023) e “Le acque” (2024) sono state premiate nell’ottava e nona versione del Concorso di poesia Lucila Godoy Alcayaga: Campesina Nuestra organizzato dall’Illustre Comune di Coquimbo e Casa delle Arti Rurali. Durante l’anno 2024 ha partecipato al Kenningar Workshop della Fondazione Pablo Neruda. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati sui media digitali a livello nazionale e internazionale.

Enzo Farías Molina (Santiago de Chile, 1980) Escritor, compositor y productor musical. Actualmente radicado en el puerto de Coquimbo.

Dentro de sus trabajos literarios se encuentra el poemario «Libro Negro: Textos y Narraciones Apócrifas (Episodios I y II)», compilación de poemas y ejercicios literarios publicados a través de La Página de los Cuentos entre los años 2008 y 2009; «¿Cómo llegamos con vida a este lugar?» (2014) y «Episodios: Libro Tercero» (2017). En 2022 su cuento «El hombre que incendió el mundo» obtuvo el segundo lugar en el III Concurso de Textos Breves Beatriz «Tati» Allende Bussi, organizado por la Plataforma Socialista de Chile. Posteriormente los poemas «Del valle hacia el interior» (2023) y «Las aguas» (2024) fueron reconocidos en las versiones consecutivas 8° y 9° del Concurso de Poesía Lucila Godoy Alcayaga: Campesina Nuestra organizado por la Ilustre Municipalidad de Coquimbo y Casa de las Artes Rural. Durante el año 2024 participó del Taller Kenningar de la Fundación Pablo Neruda. Algunos de sus trabajos han sido publicados en medios digitales a nivel nacional e internacional.

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