cctm collettivo culturale tuttomondo Bernart de Ventadorn (Francia)
Canzone di primavera di Bernart de Ventadorn (1135 – 1195)
Quando erba nuova e nuova foglia nasce
e sbocciano i fiori sul ramo,
e l’usignolo acuta e limpida
leva la voce e dà principio al canto,
gioia ho di lui, ed ho gioia nei fiori,
e gioia di me, e più gran gioia di madonna:
da ogni parte son circondato e stretto di gioia,
ma quella e gioia che tutte l’altre avanza.
Tanto amo madonna e l’ho cara,
e tanta reverenza e soggezione ho per lei,
che di me non ardii parlare mai
e nulla chiedo da lei, nulla pretendo.
Ma ella conosce il mio male e il mio duolo
e quando le piace mi benefica e onora,
e quando le piace io sopporto la mancanza dei suoi favori,
perché a lei non ne venga biasimo.
Mi meraviglio come posso resistere
che non le manifesti il mio talento:
quand’io veggo madonna e la miro,
i suoi begli occhi le stanno cosi bene!
A stento mi tengo dal correre a lei.
Così farei, se non fosse per timore,
chè mai vidi corpo meglio modellato e colorito
agli uffici d’amore così tardo e lento.
Sola vorrei trovarla
che dormisse o fingesse di dormire,
per involarle un dolce bacio,
poiché non ho tanto ardire da chiederglielo.
Per Dio, donna, poco profittiamo d’amore:
fugge il tempo, e noi ne perdiamo la miglior parte.
Intenderci dovremmo a segni copertamente,
e poiché ardir non ci vale, ci valga scaltrezza.
S’io sapessi gettar l’incantesimo,
i miei amici diventerebber bamboli,
si che niuno saprebbe immaginare
né dire cosa che ci tornasse a danno.
Allora so che potrei rimirare la più gentile
ed i suoi occhi belli e il fresco viso,
e baciarle le labbra per davvero
si che per un mese ve ne parrebbe il segno.
Ahimè, come muoio dal fantastichare!
Spesso vanisco tanto in fantasie,
che briganti potrebbero rapirmi
e non m’accorgerei di che facessero.
Per Dio, Amore, ben facile ti fu soppraffar me
scarso d’amici e senza protettore!
Perché una volta madonna così non distringi
prima ch’io sia distrutto dal desìo?
da Antologia delle letterature medioevali d’oc e d’oïl, Edizioni Nuova Accademia, 1973
illustrazione: Codex Manesse (1304)
traduzione: A. Roncaglia
Bernart de Ventadorn (Moustier-Ventadour, 1135 – Abbazia di Dalon?, 1195) è stato un trovatore, poeta e compositore francese, uno dei più celebri trovatori in lingua occitana che avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della lirica trobadorica.
La sua formazione poetica avvenne sotto la protezione del visconte Ebolo II di Ventadorn, che lo introdusse all’arte della composizione. Le sue prime canzoni furono dedicate a Margherita di Turenna, moglie del figlio di Ebolo, il che portò alla sua espulsione da Ventadorn. Dopo aver lasciato la sua terra natale, Bernart si spostò in diverse corti, tra cui quella di Eleonora d’Aquitania in Inghilterra e quella di Raimondo V di Tolosa. Negli ultimi anni della sua vita, si ritirò nell’abbazia cistercense di Dalon.
Bernart de Ventadorn è noto per la sua maestria nel trobar leu, uno stile poetico caratterizzato da una scrittura semplice e melodiosa. Ha composto circa 45 poesie, di cui 18 sono giunte fino a noi con la musica originale.
Le sue liriche, prevalentemente amorose, hanno contribuito a definire la forma classica della poesia d’amore cortese e hanno influenzato notevolmente i trovatori successivi e la tradizione musicale in Francia.
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