collettivo culturale tuttomondo Cristina Annino (Italia)
The Tracker di Cristina Annino (Arezzo, 1941 – Roma, 2022)
Per sacrosanta verità
che è d’ognuno,
il mondo avanza
il suo ciclo simbolico.
Lui legge
nella pozzanghera un concetto
di climi, una specie
di territorio. Ha voglia
di crollare punto zero nell’acqua
sporca, perché qualcosa lo sfascia
dentro. Non è muto né sordo, solo
la cottura dei nervi lo tiene
intero.
_
da Anatomie in fuga, Donzelli, 2016
_
foto: Cristina Annino
Cristina Annino, all’anagrafe Cristina Fratini (Arezzo, 11 dicembre 1941 – Roma, 28 gennaio 2022), è stata una scrittrice, poetessa e pittrice italiana … continua a leggere su Wikipedia
_
Quando mi hanno scritto che era morta Cristina Annino poco dopo aver compiuto gli ottant’anni, non ho potuto fare a meno di pensare che la sua morte assomigliava alle sue poesie: antisentimentale, stridente, non consolata né consolatoria.
Io non la conoscevo quando Aldo Rostagno mi portò un fascicolo di versi dicendomi che erano di una sua amica; rimasi colpito dal fatto che fossero tutti scritti con un io lirico maschile e all’inizio mi convinsi che fosse un escamotage di quel burlone di Aldo per farmi leggere in realtà versi suoi – poi una sera mi presentò Cristina e scoprii che non era nemmeno lesbica: un suo gemello, mi spiegò, era morto durante il parto e lei si era data come missione di scrivere per conto del gemello mai nato. Decisi di includere una parte di quei versi nell’antologia einaudiana che stavo curando: mi colpivano la metrica puntuta, volontaristica e obbligata allo stesso tempo, la totale indistinzione tra animato e inanimato, il suo realismo ateo e senza pietà, le metafore tese al massimo del consentito ma senza nessuna esibizione sperimentale.
Ormai ho rinunciato a convincere la critica mainstream che si tratta di una delle voci più interessanti degli anni Settanta e Ottanta e Novanta del secolo scorso; forse il modo per farle pian piano conquistare il posto che le spetta è quello di antologizzarla – scegliendo magari per ora i versi più accessibili: quelli sulla madre sia in vita che in morte, alcuni di quelli sul marito violento, una misteriosa poesia su un’usanza filippina di divorare il cervello di scimmia. E le sue amiche spagnole. È morta sola, senza amici e con un bizzarro amore lontano, di cinquant’anni più giovane di lei. (by Walter Siti)