collettivo culturale tuttomondo Amelia Rosselli (Italia)
Non pensavo di vivere a lungo e credevo romanticamente di bruciarmi entro i quarant’anni al fuoco di un rischio troppo grosso, quale è stato la scelta della mia vita. La scelta della poesia come l’ho vissuta, voluta, io. Quasi spaccavo la macchina a volte per l’intensità con cui scrivevo. Ora mi trovo ad affrontare una seconda metà dell’esistenza a cui sono completamente impreparata e che m’interessa fino a un certo punto. La poesia non si addice alla vita normale, quella di tutti i giorni. Ora mi dibatto nella realtà, la osservo con altri occhi. Scrivere è chiedersi come è fatto il mondo: quando sai come è fatto forse non hai più bisogno di scrivere. Per questo tanti poeti muoiono giovani o suicidi. È come se lo scrivere dovesse essere legato a una visione adolescenziale del mondo, e quando si raggiunge la cosiddetta maturità il desiderio di scrivere viene meno. È una tesi possibile.
Amelia Rosselli
foto: Amelia Rosselli
Amelia Rosselli (Parigi 1930 – Roma 1996) poetessa italiana. Nata da Carlo Rosselli, esule, e da madre inglese, è vissuta in Francia, Inghilterra, Stati Uniti prima di stabilirsi a Roma, dove è morta suicida.
I suoi versi la collocano in primissimo piano nella ricerca letteraria contemporanea: Variazioni belliche (1964); Serie ospedaliera (1969); Documento (1976); Primi scritti (1980); Impromptu (1981); Appunti sparsi e persi (1983 e 1996); La libellula (1985); Sleep (Poesie in inglese) (1992); Diario ottuso (1996).
La sua prosodia, fortemente innovativa, fa uso della parola affrancandola parzialmente dalla convenzione linguistica (uso consapevole del lapsus, secondo Pasolini; ridondanza spontanea della lingua, secondo Giudici).
Il suo linguaggio diventa così «pozzo della comunicazione», ingorgo di febbre e di sarcasmo doloroso nell’uso sapiente di un’altissima scrittura poetica.
_
collettivo culturale tuttomondo Amelia Rosselli (Italia)