centro cultural tina modotti Alexander Calder (USA)
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immagine: poster della mostra di Calder tenutasi a Torino – Palazzo a Vela dal 2 luglio al 25 settembre 1983.
L’arte di Alexander Calder per come è universalmente nota, l’arte cioè dell’inventore delle aeree sculture che si muovono al minimo buffo d’aria (i mobiles, come li denominò Marcel Duchamp) nonché dei successivi stabiles (il nome, per questi, venne da Arp) e della multicolore festosa cosmogonia pittorica, trasse origine dall’innesto delle radici americane dell’artista nella cultura europea d’avanguardia, a Parigi, a partire dal 1926 e soprattutto dopo il 1930, in seguito all’incontro con Mondrian.
Ma la preistoria di Alexander Calder, di quegli che Fernand Léger allineò ai “maitres incontestés du beau inexpressif et silencieux” (Satie, Mondrian, Duchamp, Brancusi, Arp) e d’altro canto appropriatamente definì “un Américain 100/100″, affonda le sue radici nel continente sconfinato che lo vide nascere, nell’ancestrale civiltà con cui l’artista si misurò nell’infanzia, nell’ambiente familiare e patriarcale che da tre generazioni aveva fatto dell’arte l’occupazione onorata dei propri membri, il nonno e il padre scultori, la madre pittrice.
La collocazione storica di Calder nell’arte del XX secolo è di conseguenza chiara: fu il primo grande americano (in parte simile al concittadino Man Ray) a distaccarsi dalla provinciale tradizione accademica e a promuovere, dopo l'”Armory Show”, un destino totalmente rinnovato dell’arte d’oltre Atlantico, precedendo di gran lunga, in questo senso, la generazione eroica dell’Abstract Expressionism e dell’Action Painting.
Di Calder, quand’era vivo, spesso fotografia e critica scritta diedero resoconti stereotipati e distorti, o stucchevoli nel propagarne la giovialità, o superficialmente insistiti sull’aspetto ludico dell’opera, o persino capziosi nel sottolinearne la fragilità artigianale che è – all’opposto – uno degli aspetti più toccanti della sua creazione. Ma ora che la lunga vicenda terrena di Alexander Calder si è conclusa e il patrimonio di invenzioni che egli ha lasciato è integralmente ripercorribile, la grandezza della sua arte si fa ancora più netta, quanto incantevole e semplice resta per ognuno la qualità del suo messaggio.
Per merito di Calder, l’arte è tornata, nel bel mezzo della frastornante civiltà delle macchine, alle quiete sorgenti di una poetica natura minima, senza che questa eterna matrice d’ispirazione ne fosse per l’ennesima volta inutilmente plagiata. La nuova mimesi è fiorita esile come un verde stelo sul ceppo arroventato dell’era industriale ed è stata il nuovo annuncio esiodeo della magia dell’Universo.
Con Matisse e Klee, Calder ha inventato un’arte che non conturba, un’arte fausta per la serenità semplice che l’ispira, rassicurante per la purezza con cui si specchia nel lago terso della fantasia.
Se si aggiunge che Calder ha impresso, fisicamente, il movimento alle sculture, un’azione che ne moltiplica gli stati, che attribuisce alle forme una dimensione temporale e le affida alla casualità di imponderabili equilibri, che situa l’opera nello spazio-ambiente, al chiuso o all’aperto, in modo che la successione delle immagini vi si avveri di continuo e in combinazioni inattese, l’importanza universale della sua arte si rivelerà in tutto il suo spessore.
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Giovanni Carandente dall’ introduzione del catalogo Calder della mostra di Torino del 1983 – Palazzo a Vela, ediz. Electa, 1983
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Alexander Calder (22 de julio de 1898, Lawnton, Pensilvania – 11 de noviembre de 1976, Nueva York) fue un escultor estadounidense conocido por ser el inventor del móvil (esculturas cinéticas colgantes) y precursor de la escultura cinética … siga leyendo Wikipedia