collettivo culturale tuttomondo Alessandro Bellasio (Italia)
Bunker di Alessandro Bellasio (Italia)
Ora la notte è violenza e arsenico.
E viola non è lutto
ma il livido che marchia il cielo,
l’oscura cicatrice che scava il sangue –
il tatuaggio, l’urto.
Ora la notte
non è detta,
la vita
non è data, non è mai venuta –
ora la fitta, la stretta
ci danno un varco,
la nostra meta vera,
la
ferita.
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da Nel tempo e nell’urto, LietoColle-Pordenonelegge, 2017
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foto: Alessandro Bellasio
Alessandro Bellasio è nato nel 1986 a Milano,dove vive e lavora come insegnante.
Laureato in Filosofia, ha tradotto dal tedesco e si è occupato di critica letteraria, in particolare di poesia contemporanea.
Suoi articoli e recensioni sono apparsi online su alcune riviste, tra le quali Nuovi Argomenti, Idra, Secretum , Noema, La Balena Bianca e Compitu re vivi.
Nel tempo e nell’urto (LietoColle-Pordenonelegge, 2017) è la sua prima raccolta (Premio Internazionale di Letteratura Città di Como 2017; Premio Poesia Città di Fiumicino 2017 per l’Opera Prima).
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Nel tempo e nell’urto è il titolo giusto per un cammino poetico come quello di Alessandro Bellasio, cammino continuamente ostacolato, esposto al trauma e al pericolo, al posto di blocco, alla minaccia permanente.
Sono parole con cui non si scherza. Parole pronunciate una per una, estratte a forza dal silenzio. Parole come rami secchi, uncini, vetri taglienti. Nessun dialogo, nessuna dialettica. È una voce isolata, quella di Bellasio, unica nella poesia del nostro tempo, sospinta da una necessità profonda e mortale.
È una voce non accompagnata, capace di affondi verticali e potenti nel cuore della solitudine umana, sua e di tutti.
Alessandro Bellasio scrive sempre al limite dell’urlo o dell’urlo taciuto. La sua parola si è schiantata in una pozza di sangue e ora prova a rialzarsi e a porgere testimonianza. Il suo colore è il viola (“e il viola non è lutto/ma il livido che marchia il cielo”) e la sua forma è aguzza come un chiodo abbandonato.
La sua musica è franta, screpolata, sussurro impercettibile al confine con il mutismo e il suo luogo è il deserto che si apre nelle strade, non permette di trovare la porta di casa. Il suo tempo è la notte. La sua anima è stata colpita all’inizio e cerca di raccontare questo urto originario. Il suo vero luogo è il grido, l’unico luogo in cui non si può abitare.