cctm collettivo culturale tuttomondo Giorgio Caproni Il mio amore
di Giorgio Caproni (Livorno, 1912 – Roma, 1990)
… perché il mio amore (il mio amore)
l’ho conosciuto tardi:
l’amore mio che stava ad aspettarmi
solo su una panchina.
Sopra i binari coperti di brina
passava col suo fragile fragore
vuoto di vetri un tram: era la prima
corsa dell’alba, e nessuno scendeva
dove, nei timidi denti un tremore,
stava solo il mio amore.
Apriva una campana la mattina,
ma era già tardi, tardi.
E io ero alla guerra senza ripararmi
(alla guerra e in errore)
e lunghe fucilate nel mio cuore
penetravano fredde: anchle il mio amore
ch’ora scaldava al leggero vapore
del suo fiato le dita.
La notte era finita,
ma era già tardi, tardi.
E io ero alla guerra sin ripararmi,
alla guerra e in rovina.
Il viso in una nube di vapore
tepido, sulla panchina
di sulle ciglia scioglieva la brina
un rossore al mio amore.
da Tutte le poesie, Garzanti, 1991
foto: Can Dagarslani – fair use
Giorgio Caproni (Livorno, 1912 – Roma, 1990) è stato un poeta, traduttore e scrittore italiano.
La sua opera è caratterizzata da una profonda riflessione su temi come il viaggio, la memoria e l’identità, con particolare attenzione alla figura della madre e alla città di Genova, che considerava la sua “città dell’anima”.
Caproni ha saputo combinare una perizia stilistica con una forte carica emotiva. Utilizzava forme classiche come il sonetto, ma spesso le adattava in modo innovativo, impiegando enjambements e rime interne per creare un ritmo fluido. La sua poesia è nota per la capacità di evocare immagini vivide e per un linguaggio accessibile, pur mantenendo una profondità concettuale.
Tra le sue opere più significative si annoverano: Come un’allegoria (1936), Cronistoria (1943), Stanze della funicolare (1952), Il passaggio d’Enea (1956), che raccoglie poesie sia prime che nuove, Il seme del piangere (1959), Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee (1965), Il “Terzo libro” e altre cose (1968), Il muro della terra (1975), Il franco cacciatore (1982) e Il conte di Kevenhüller (1986). Nel 1989 pubblicò anche una raccolta complessiva intitolata Poesie 1932-1986. In prosa, ha scritto un diario di guerra intitolato Giorni aperti (1942) e altre opere evocative come Il gelo della mattina (1954), oltre a racconti come Il labirinto (1984). Ha inoltre realizzato traduzioni di grande valore di opere di autori come Apollinaire, Proust, Céline e Cendrars. Dopo la sua morte, è stata pubblicata una nuova raccolta di poesie, in parte già preparata dall’autore, a cura di G. Agamben, intitolata Res amissa (1991).
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