collettivo culturale tuttomondo Renato Minore (Italia)
Dovrai starci per sempre.
Ti ho serrato nel mio cuore,
ho perduto la chiave
e devi accordarti
in quel tremore ignoto al mondo,
cosa piena di paura,
dove creammo parole molte d’amore
e lasciammo non dette
parole molte d’amore.
Ti ho serrato nel mio cuore
e la chiave hai finto di averla
per meglio occultarla.
Sei il coltello con cui
ancora frugo nella mia piaga.
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Renato Minore
da Ogni cosa è in prestito, La nave di Teseo, 2021
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Illustrazione: Giulia Rosa
Renato Minore, Ogni cosa è in prestito, La nave di Teseo, 2021
E se le parole, se i versi non fossero altro che la misura di ogni nostra insufficienza? Se non fossero altro che l’indicazione del peso specifico di ogni nostra incertezza e di ogni nostra coscienza d’incompiuto? Come in un mulinello che prende a vorticare nell’acqua, prima piano, a larghi giri, e poi sempre più velocemente, così le poesie che Renato Minore raccoglie in questa sua autoantologia raccontano ogni vita a partire da una vita: perché se ogni cosa è in prestito, lo è anche il dolore e il nome di ciascuno. L’io lirico inventa e rimpasta tutto, è chiaro, e però questo libro, che fa il punto su cinquant’anni di scrittura di quella che Giuseppe Pontiggia considerava una delle voci italiane più sicure e originali, schiude le porte su di un vero e proprio catalogo di momenti di pura esistenza.
Fedele al suo sguardo sempre innamorato della parola, Minore plana sull’amore, sull’infanzia, sulla solitudine, sulla memoria, sulla consistenza organica delle nostre percezioni, e lo fa senza trascurare vere e proprie carezze a Marilyn Monroe, Giacomo Leopardi, Ennio Flaiano, Jacques Lacan e Kikuo Takano.
Un cahier contemporaneo, questo di Minore, che può anche essere il racconto di bruciante attualità degli ultimi tempi di pandemia, nel silenzio appartato di ogni nostra esitazione e anche di ogni nostra colpa.
“Un testo bellissimo e cruciale, su cui dovrebbero meditare tutti coloro che tuttora presumono di sé, della propria atteggiata sufficienza.”
Dalla prefazione di Giulio Ferroni
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Dovrai starci per sempre