cctm collettivo culturale tuttomondo Umberto Saba Quand’eri giovinetta
Quand’eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t’era un’arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l’anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, piú non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
Umberto Saba
da Il Canzoniere, Einaudi, 1947
illustrazione: Alisher Kushakov
Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 1883 – Gorizia, 1957), è stato un poeta e scrittore italiano.
L’infanzia del poeta è molto travagliata. La madre Felicita Rachele Cohen, prima della nascita del figlio, era già stata abbandonata dal marito. Così, alla nascita, Saba viene affidato ad una balia slovena che, avendo perso il figlio, riversa tutto il suo amore ed affetto su di lui. Trascorre quindi la sua difficile infanzia privato della figura paterna, tra l’amore della madre adottiva e l’amore della madre naturale, che spesso lo reclama presso di sé.
Proprio dal rifiuto del cognome del padre nasce il suo pseudonimo, con il quale vuole anche omaggiare la balia, il cui nome era simile a “Saba”.
Si forma da autodidatta coltivando un grande amore per Leopardi, ma studiando anche i classici come Dante, Petrarca e Foscolo ed i suoi contemporanei, tra cui D’annunzio e Pascoli. Si sposa con Carolina Woelfer, chiamata Lina in molte poesie di Umberto Saba, dalla quale avrà una figlia, Linuccia.
Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale, nel 1921 pubblica il “Canzoniere”, pubblicato in diverse edizioni. Quella definitiva risale al 1961 e raccoglie tutte le opere poetiche di Saba.
Ogni volume del Canzoniere corrisponde a una precisa fase della sua vita: giovinezza, maturità e vecchiaia.
L’opera, fortemente autobiografica, ha una struttura unitaria e compiuta. Proprio per sottolineare la continuità tra le varie poesie contenute nel Canzoniere, Saba si riferisce a quest’ultimo chiamandolo “il romanzo di una vita”.
Oltre alla poesia, si dedica anche alla prosa. Nel 1945 pubblica “Le scorciatoie” e nel 1946 “Raccontini”, testi a volte anche molto brevi che trattano di vari argomenti, anche di natura politica. In “tubercolosi, cancro e fascismo”, ad esempio, Saba condanna in maniera radicale il fascismo, descritto come un cancro che fa ammalare la società. Nel 1953 scrive “Ernesto”, romanzo in parte autobiografico che racconta i turbamenti erotici di Saba adolescente alla ricerca di sé stesso, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1975.
Il successo arriva negli ultimi anni della sua vita, molto difficili e segnati dalla malattia della moglie e da crisi depressive.
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