collettivo culturale tuttomondo Smemoranda 1990
Zio Piero di Ron da Smemoranda 1990
Zio Piero quel giorno decise di non uscire di casa: era freddo e , sentiva nell’aria odore di neve.
La neve, quanta ne aveva vista cadere nella sua vita! E quante volte aveva giocato con i suoi amici là, dietro la ferrovia, dove ci si poteva tuffare tranquilli, lontani dai treni e dalle macchine che correvano sempre veloci. Adesso era diventato vecchio e i suoi amici ormai chissà dov’erano. Ogni tanto lo andava a trovare il vecchio Tony, ma, per colpa della gamba malata, le sue visite erano diventate sempre meno frequenti.
Zio Piero pensò con tenerezza alla sua vita, e decise che era un cane fortunato.
Aveva passato giorni meravigliosi, aveva imparato a vivere con la sua solitudine. Si era innamorato ed era stato per molto tempo felice con Ginger, una cagnetta di pelo lungo che veniva a trovarlo da Torino, e quanto tempo avevano passato e giocato insieme con i loro figli, che dovevano essere diventati ormai più di cento. Pensò al mondo, agli uomini, e decise che in fondo non erano cattivi, solo alcuni ai loro lo erano. Ma bisognava perdonarli, anche quelli che i cani non li avevano mai amati davvero, anche se è più facile capire un cane che un uomo, ed è più facile amarlo.
Pensò alla fedeltà e all’amore che aveva dato al suo padrone. Credette qualche volta di essere stato un santo. Aveva sopportato e ammesso la superiorità che il suo padrone aveva su di lui, accettato le sue decisioni come definitive, ma non si era mai sentito il suo schiavo e volle sempre che i suoi piccoli diritti fossero rispettati. Lo guardò sempre come il suo re, quasi il suo dio. Si aspettò sempre che il suo dio fosse fedele, se ce n’era bisogno, ma anche che fosse giusto. Lesse nei suoi pensieri, capì i suoi cambiamenti di umore e le sue decisioni. Quando il suo re era molto occupato, come i re sono spesso o almeno dovrebbero essere, stava accucciato, perfettamente immobile per ore. Ma quando il suo re era triste, sapeva che il suo momento era arrivato: avanzava lentamente, e appoggiava la testa sulle ginocchio di lui.
Non essere triste! Non importa se ti abbandonano tutti, lo sono qui per sostituire i tuoi amici e per combattere i tuoi nemici! Vieni! Andiamo a fare una passeggiata e dimentichiamo tutto. Quante volte zio Piero si era sentito felice con lui! E chissà se il suo padrone l’aveva mai capito e amato veramente!
Sì, che l’aveva capito. Il suo cuore si riempì di gioia, tirò un lungo sospiro guardando il cielo che si era fatto scuro. Il mondo stava andando velocemente, e lui era lì, accucciato come sempre, e si stava piano piano fermando, ma era felice, emozionato, perché capiva che quella notte era importante e diversa da tutte le altre: era il 31 dicembre 1999 e stava per assistere a quello che tutti gli animali e gli uomini dei mondo avevano desiderato o temuto da sempre: il duemila. Guardò dalla finestra, e vide un bambino che giocava con la neve, ne faceva una palla, e la tirava dritto verso il cielo. La neve diventò di fuoco, le nuvole si aprirono, e una luna grande come il mondo illuminò le case degli uomini. Zio Piero sorrise. Appoggiò la testa pesante sulle zampe, tirò un lungo sospiro e i suoi occhi si chiusero dolcemente.
Zio Piero di Ron da Smemoranda 1990
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